AFRICA. La Croce Rossa lancia l’allarme per il coronavirus

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Nel Burkina Faso, la crescente insicurezza per la pandemia ha fatto chiudere decine di cliniche e ne ha lasciate solo tre in grado di effettuare i test per il coronavirus. Nel Ciad, un calo dei prezzi del greggio potrebbe tradursi in problemi per pagare l’esercito più potente della regione del Sahel che combatte i gruppi radicali islamisti. E nell’area che va dal Mali alla Repubblica Democratica del Congo al Sud Sudan, anni di disordini e guerre hanno indebolito i governi, aggravato la malnutrizione e lasciato campi affollati di sfollati con scarso accesso all’assistenza sanitaria e ai servizi igienici.

Se gli esperti temono che il coronavirus possa infliggere all’Africa un duro colpo, le regioni con presenza di conflitti sono ancora più vulnerabili. Fino ad ora, il Continente Nero ha riportato “solo” qualche migliaio di casi di coronavirus, e non si sono ancora registrate epidemie come quelle di altri paesi, riporta VoA.

Ma gli esperti temono che i casi possano moltiplicarsi rapidamente, in uno scenario in cui l’interno continente rischia di veder ridotte le operazioni di mantenimento della pace e il sostegno umanitario dei paesi donatori che al momento devono affrontare la pandemia.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha avvertito che le zone di conflitto dell’Africa subiranno un impatto potenzialmente “devastante”: «Siamo particolarmente preoccupati per l’Africa, perché è un continente segnato da conflitti e violenze che non si sono fermate» con il coronavirus, ha detto la portavoce del Cicr a Dakar, Halimatou Amadou.

I disordini diffusi, in gran parte generati da militanti islamisti, hanno portato alla chiusura di oltre 100 strutture sanitarie solo quest’anno in Burkina Faso, secondo il Cicr, mentre il 20 per cento di questi centri sono stati parzialmente o completamente distrutti nel vicino Mali. Decenni di guerra in Sud Sudan hanno lasciato un solo medico ogni 65.000 persone, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel Corno d’Africa, gli esperti sanitari temono che un’epidemia di coronavirus nella Somalia, con 2,6 milioni di sfollati, potrebbe essere una delle peggiori al mondo, secondo long Refugees International.

Il Cicr sta lavorando con partner locali nelle zone di conflitto in Africa per diffondere la consapevolezza della comunità sulla malattia, ma le sfide sono enormi perché molte aree sono inaccessibili per la mancanza di sicurezza degli operatori.

Alcune aree di conflitto stanno avendo dei “vantaggi” temporanei dalla situazione: nel Sahel, i disordini hanno limitato la circolazione e hanno tagliato fuori le comunità interessate dalle capitali che potrebbero essere potenzialmente colpite dalla pandemia.

Lucia Giannini