Le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale hanno rivelato che l’Etiopia e l’Angola hanno superato il Kenya come terza economia dell’Africa subsahariana. Sia l’Etiopia che l’Angola hanno registrato un’enorme crescita del Prodotto Interno Lordo superando il Kenya.
Secondo le proiezioni del Fmi, la Nigeria è ancora la più grande economia africana. La crescita economica dello Stato dell’Africa occidentale è legata agli alti prezzi del petrolio. Quest’anno l’Etiopia è destinata a sostituire il Kenya dalla quarta posizione, grazie all’attenuazione del conflitto armato nel Paese e al proseguimento dell’ambizioso programma di riforme economiche volto ad aprire una delle economie africane in più rapida crescita ma più chiuse, riporta Garowe on Line.
Il Fmi prevede che quest’anno le economie di Etiopia e Angola si espanderanno rispettivamente del 13,5% e dell’8,6% in termini di dollari. L’Africa subsahariana conta 46 dei 54 Paesi del continente, esclusi giganti come Marocco ed Egitto. La retrocessione del Kenya alla quinta posizione indebolirà la sua posizione nella corsa agli investimenti diretti esteri, fondamentali per alleviare la crescente disoccupazione giovanile nel continente. Secondo le proiezioni del Fondo, il Pil del Kenya raggiungerà quest’anno i 117,6 miliardi di dollari, dietro a Nigeria (574 miliardi di dollari), Sudafrica (422 miliardi di dollari), Angola (135 miliardi di dollari) ed Etiopia (126,2 miliardi di dollari).
I Paesi africani che promettono di espandere la classe media con un aumento del reddito disponibile sono in pole position per attrarre investimenti stranieri. L’Angola, ricca di petrolio, recupererà la terza posizione, persa a favore del Kenya nel 2020 dopo anni di contrazione dovuta al crollo dei prezzi del petrolio.
Secondo l’Opec, l’Angola è il secondo produttore di petrolio del continente dopo la Nigeria, mentre i dati del Kimberley Process la classificano come il settimo produttore mondiale di diamanti grezzi.
Dopo cinque anni di recessione, il Pil dell’Angola è aumentato dello 0,7% nel 2021, secondo la Banca Mondiale. A lungo dominata da aziende statali, retaggio del suo passato socialista, l’Angola ha avviato ambiziosi programmi di privatizzazione, ma i progressi sono stati lenti.
Maddalena Ingroia