MOZAMBICO – Changara 31/08/2013. Il 13 agosto scorso l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni ha incontrato, a Changara nella provincia mineraria di Tete, il Presidente della Repubblica del Mozambico, Armando Guebuza, per discutere delle attività e dei progetti di Eni in materia di sostenibilità e di supporto allo sviluppo delle infrastrutture e delle iniziative relative a formazione e salute in corso nel Paese.
In questa occasione è stata ufficializzata la vendita, con il beneplacito delle autorità mozambicane, del 28,57% delle azioni di Eni East Africa alla China National Petroleum Corporation (CNPC), la principale compagnia petrolifera cinese, per 4.210 milioni di dollari, proprio come concordato a Pechino nel marzo di quest’anno.
La società italiana, però, si è impegnata a versare nelle casse dello Stato africano 400 milioni di dollari di imposte sulle plusvalenze e a costruire una centrale da 75 MW nella provincia di Cabo Delgado. Attraverso tale operazione CNPC ha acquisito indirettamente una quota del 20% nell’Area 4, superficie di 13mila chilometri quadrati al largo delle coste del Mozambico, del complesso Mamba, contenente 80mila miliardi di piedi cubici di gas naturale. Eni rimane proprietaria del 50%, mentre le restanti quote sono detenute dalla compagnia locale Empresa Nacional de Hidrocarbonetos de Mocambique (10%), dalla coreana Kogas (10%) e dalla portoghese Galp (10%).
Il completamento della transazione ha, per Eni, una notevole «valenza strategica in considerazione della rilevanza del nuovo partner nei settori upstream (esplorazione, perforazione ed estrazione) e downstream (rigassificazione, distribuzione e vendita) a livello mondiale» e, inoltre, ridisegna i piani di investimento di entrambe le compagnie. A detta di autorevoli osservatori, infatti, l’azienda italiana, mediante tale operazione, mirerebbe non solo a ridurre la rischiosità dell’investimento in Mozambico, ma anche ad aumentare le quote di mercato del gruppo nell’area asiatica, considerato che, secondo un recente report dell’International Energy Agency (IEA), entro il 2015 l’Asia diventerà il secondo mercato mondiale per il gas naturale. Viceversa l’acquisizione di nuove quote azionarie da parte di CNPC significa un’ulteriore espansione dell’influenza cinese sull’industria degli idrocarburi dell’Africa sudorientale, questione non di secondaria importanza, visto che, come fa sapere l’agenzia governativa Usa sull’informazione energetica (EIA), nel 2012 il Mozambico, con 127 miliardi di miliardi di metri cubi, occupava il sesto posto nel continente africano per riserve accertate di gas naturale, dopo Nigeria, Libia, Egitto, Angola e Camerun. Dall’Energy Outlook 2011 della IEA, ancora, emerge che il Mozambico, insieme al Botswana, è il Paese a più alto tasso di crescita dell’intera Africa.
La suddetta transazione non rappresenta l’unico accordo stipulato da Eni e CNPC nel 2013. Sempre lo scorso marzo, infatti, le due società hanno trovato l’intesa per cooperare al fine dello sviluppo del blocco a shale gas denominato Rongchang, in Cina. L’area è situata in prossimità dei principali mercati di consumo cinesi e si estende per circa 2mila chilometri quadrati nel bacino del Sichuan. Questa è considerata ad oggi la più promettente nel Paese anche perché è a basso rischio minerario, in quanto già interessata da attività di ricerca e prove di produzione.