
Il 18 ottobre 2025 i vertici dell’Emirato islamico dell’Afghanistan e il governo pakistano si sono incontrati per negoziare un accordo di pace a seguito degli scontri che avevano infuocato la linea Durand nelle ultime settimane. Il Ministero degli Esteri del Qatar ha svolto il ruolo di mediatore tra le due parti, spiegando che i prossimi incontri sarebbero stati incentrati sulla garanzia dell’attuazione e del proseguimento della tregua firmata tra le due parti.
Dopo quasi una settimana di combattimenti, iniziati con l’attacco dell’aviazione pakistana su Kabul dello scorso 09 ottobre 2025, l’accordo di pace sembrava essere stato raggiunto e il ministro degli esteri del Qatar, a tal proposito, aveva rilasciato una dichiarazione in cui auspicava che il cessate il fuoco avrebbe ridotto le tensioni “lungo il confine tra i due Paesi fratelli”.
Questa formulazione aveva però irritato la parte afghana che non riconosce la Linea Durand come confine ufficiale. Sotto la pressione dei talebani, il Ministero degli Esteri del Qatar ha quindi modificato la dichiarazione, rimuovendo la parola “confine”. A quel punto i talebani hanno considerato questa come una vittoria diplomatica, interpretando il cambiamento di formulazione come un riconoscimento della disputa territoriale tra Afghanistan e Pakistan.
Nonostante l’apparente calma data dall’accordo, la pace tra le due parti non era desinata a durare. Infatti, il cessate il fuoco è stato violato quasi immediatamente e gli scontri si sono riaccesi sul confine. Anche la Turchia ha tentato di mediare il conflitto e le delegazioni talebane e pakistane si sono riunite nuovamente ad Istambul per tentare di raggiungere un nuovo negoziato.
Ma il Pakistan continua ad accusare l’Afghanistan di ospitare membri del TTP, Tehreek e-Taliban Pakistan, che userebbero quel territorio come base per addestrare i propri combattenti. Sono state lanciate pesanti dichiarazioni di guerra dal Pakistan, infatti afferma di “eliminare i terroristi, assieme ai loro complici e i loro sostenitori”.
Dall’altro lato il portavoce del ministero degli Interni, Abdul Mateen Qani, afferma che se attaccati i talebani non si faranno scrupoli a rispondere con le adeguate misure. Inoltre, il The Express Tribune, citando fonti ufficiali, riporta che l’Islamabad non considera l’accordo di cessate il fuoco, raggiunto il 18 ottobre a Doha, incondizionato e chiede a Kabul di cessare immediatamente gli attacchi terroristici dal territorio afghano verso il Pakistan, nonché di combattere efficacemente il gruppo terroristico Fitna al-Khawarij (precedentemente noto come TPP) e altri.
Perciò la condizione primaria affinché il conflitto cessi è dettata dalla presa di distanza da parte dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan dai jihadisti, ma questa condizione attualmente non è raggiungibile, visto che a seguito della caduta di Kabul nel 2021, il paese è controllato ora dai talebani, che hanno finito per instaurare un emirato non riconosciuto dagli altri Paesi. La condizione imposta dal Islamabad deriva dal fatto che gli attacchi del TTP si sono intensificati nel territorio pakistano da quando i talebani hanno conquistato l’Afghanistan.
Tuttavia Kabul ha sempre smentito queste accuse sostenendo invece di non permettere ai jihadisti di utilizzare il suo territorio come base organizzativa ed operativa. Quindi l’esercito pakistano continua a lanciare offensive contro il paese vicino, sostenendo di neutralizzare terroristi talebani e i loro affiliati, mentre l’Emirato Islamico dell’Afghanistan afferma: “non permette alcuna violazione del territorio e continua ad aprire il fuoco contro gli eserciti nemici”. Questa lotta non potrà conoscere pace se i due paesi continueranno ad accusarsi reciprocamente. La situazione è infatti destinata ad aggravarsi e la linea Durand potrebbe presto trasformarsi in una trincea di sangue.
Dania Piccirilli
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