DAASH e il ponte afgano

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STATI UNITI D’AMERICA – Washington 17/10/2015. La crescita della presenza di Daash in Afghanistan potrebbe unire quella in Medio Oriente e nell’Asia meridionale, in cui gli Stati Uniti non hanno una strategia coerente.

Ha espresso questa preoccupazione, Vali Nasr, preside della facoltà di studi internazionali dell’università John Hopkins e ricercatore capo del Brookings Institute, ripreso da Spuntik. Nasr membro del Policy Board del Dipartimento di Stato statunitense ha detto che: «Lo Stato Islamico potrebbe diventare molto di più di una variabile in Afghanistan, potrebbe collegare il Medio Oriente e l’Asia del Sud» nel corso di una conferenza del Consiglio Atlantico sul futuro dell’Afghanistan. La diffusione dello Stato Islamico dalle attuali roccaforti in Medio Oriente e Nord Africa ha colto gli Stati Uniti di sorpresa, ha detto Nasr: «Non abbiamo in questo momento, se si dovesse dire, un’unica strategia che sia adatta sia in Medio Oriente che in Asia meridionale». Ha poi aggiunto, tuttavia, che la diffusione dello Stato Islamico potrebbe costringere gli Stati Uniti a formulare «un approccio più coerente» alle due regioni. Ci sarebbero ben 4.000 militanti dello Stato islamico in Afghanistan, secondo le stime del lo Stato Maggiore russo; dal ritiro degli Stati Uniti nel mese di dicembre 2014, l’Afghanistan ha visto rivivere l’insurrezione talebana assieme ad altre minacce alla sicurezza del paese. Per queste considerazioni politiche, il 15 ottobre Barack Obama ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero mantenuto una propria presenza di truppe in Afghanistan, ben oltre i livelli precedentemente annunciati.