AFGHANISTAN. La narrativa del buon talebano

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Parallelamente alla conquista, secondo gli analisti militari inaspettata, di Kabul sulla social sfera afferente all’Emirato Islamico è partita una nuova narrativa quella del buon talebano.

Sono nati infatti canali Twitter e Telegram che hanno spiegato, mostrato, il nuovo volto dei talebani: abbiamo assistito alle immagini di giubilo per l’arrivo dei talebani, e ancora le dichiarazioni di tolleranza nei confronti delle altre religioni, il festeggiamento dei rito della Shura con gli sciiti, le nuove divise per i battaglioni delle forze speciali, infine come se non bastasse il perdono dei comandanti in esilio verso chi li aveva ingiustamente condannati in patria.

La story telling Talib 2021, molto simile a un reality show, piacerebbe molto a Hillary Clinton, che alla CNN dichiarava quando era Segretario di Stato in merito ai mujahidin talebani: «Sì, li abbiamo creati noi e avevamo ragione, abbiamo vinto, i russi se ne sono andati». Ora non ci sono più quegli spietati talebani, ci sono, secondo la nuova narrativa, quelli bravi, buoni e aperti al mondo, tolleranti.

Ma chi analizza il terrorismo, è già stato abituato a queste scene. Dopo la caduta di Mosul in mano a Daesh, lo stesso auto proclamato Stato Islamico, con le sue telecamere andava per le strade a intervistare gli abitanti della città e chiedeva: come vi trovate sotto lo Stato Islamico? E il malcapitato di turno diceva sempre belle parole. E cosa altro poteva dire visto che l’esercito era fuggito lasciando armi e mezzi in mano a ISIS?

La stessa identica scena si ripete ora sulle reti televisive afgane gestite dai talebani, a Khandahar sono iniziate il 17 agosto le trasmissioni radiofoniche e il messaggio poi viene amplificato all’ennesima potenza via social media.

Il 17 agosto alle 16.00, Zabihullah Mujahid, portavoce dell’Emirato Islamico, per la prima volta visibile al mondo, ha tenuto la sua conferenza stampa a Kabul chiudendo il cerchio della nuova narrativa. I talebani di oggi, in sintesi, sono pragmatici e vogliono avere relazioni con il mondo. Ma, e c’è sempre un ma: l’Emirato non accetta l’interferenza di nessuno nei suoi affari religiosi. Per quanto concerne le donne si è detto di tutto e naturalmente anche loro saliranno sul gradino più alto del podio. Ricordiamo che anche prima dei talebani nel distretto di Kabul c’era un solo sindaco donna. Ma è comunque vero che negli ultimi venti anni in molte regioni dell’Afghanistan donne e uomini hanno studiato e ora abbiamo avvocati, medici, giornaliste, donne che creano assieme agli uomini il destino di un paese.

L’apoteosi del buon talebano, comunque si è raggiunta quando Anas Haqqani, comandante dei Talebani da Doha è arrivati a Khandahar su un C-17 del Qatar e ha abbracciato e perdonato chi lo aveva condannato (foto di apertura). Un account telegram scrive: «Mio caro fratello Anas Haqqani, che Allah lo benedica e gli conceda la pace. Ha visitato la casa di un uomo a Kabul che ne chiedeva l’esecuzione, assicurandogli la sua incolumità. Ora queste persone devono essere orgogliose e recuperare il loro passato». Lo stesso il post dopo scriveva: «La nostra morale è davanti a tutti ora.

Questa è la morale del nostro Profeta. Il nostro amato giovane leader, lo stimato Anas Haqqani (H.A) è andato a casa dell’uomo che chiedeva la sua esecuzione. Ha assicurato a Fazal Hadi Muslimyar la protezione e il suo benessere».

Nel frattempo, le donne di Kabul hanno dipinto i volti delle giornaliste, politiche sulle vetrine dei negozi, che i talebani hanno coperto con lo spray nero; le giornaliste inviate a Kabul hanno dovuto indossare il Niqab, chi non l’ha fatto è stata picchiata.

Il personale afghano che non riuscirà a partire da Kabul, è terrorizzato perché la caccia all’uomo o donna è già iniziato e nelle regioni di periferia a dispetto degli ordini dell’Emirato da Kabul sono iniziati i pestaggi e le esecuzioni.

Nel romanzo, La Nuova Rivoluzione Umana, volume 20, di Daisaku Ikeda si legge: «I tempi cambiano. Tuttavia, bisogna prima cambiare il cuore delle persone. Quando le persone cambiano, la storia inevitabilmente cambia».

Ci si chiede, a parte la nuova narrativa, i cuori dei talebani sono cambiati?

Graziella Giangiulio