AFGHANISTAN. Il terrorismo è risorto, dice Pechino

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La ricomparsa di gruppi militanti internazionali incoraggiati dal caos nel dopoguerra in Afghanistan sta ponendo serie minacce all’anti-terrorismo, ha avvertito la Cina. I gruppi terroristici tra cui lo Stato Islamico, al-Qaeda e il Movimento Islamico del Turkestan Orientale, Etim, stanno approfittando della situazione drasticamente cambiata in Afghanistan per espandere la loro presenza e creare problemi, ha detto l’assistente del ministro degli Esteri cinese Wu Jianghao, in un seminario sull’antiterrorismo, ripreso da Scmp.

«Le nuove minacce e le nuove sfide nel campo dell’antiterrorismo richiedono alta vigilanza. Le nuove tecnologie emergenti vengono abusate dalle forze terroristiche. L’uso del cyberspazio ha reso le attività terroristiche più segrete e incontrollate, e ha spinto il terrorismo più vicino al crimine organizzato», ha detto Wu nel seminario svoltosi a Pechino il 23 dicembre.

Le osservazioni di Pechino arrivano in un momento di maggiore allerta contro i potenziali attacchi terroristici tra i rischi dell’instabilità in Afghanistan che si riversa nello Xinjiang, che ha visto Pechino invitare i talebani afghani a cooperare nella lotta al terrorismo. Pechino ha sempre incolpato l’Etim per gli attacchi nello Xinjiang Uygur.

Il ritiro delle forze occidentali dall’Afghanistan è stato seguito da una rapida ondata di attacchi terroristici di Isis, anche in Pakistan. Tra il 18 settembre e il 30 novembre, ad esempio, lo Stato Islamico ha compiuto 76 attacchi contro i talebani in Afghanistan, rispetto agli otto dell’intero 2020; a luglio l’esplosione di un autobus, rivendicata dal Tehreek-e-Taliban Pakistan, ha ucciso 13 persone tra cui nove operai cinesi nel nord del Pakistan.

I rappresentanti dell’Afghanistan e del Pakistan hanno partecipato al seminario in collegamento video, così come quelli della Russia e degli Emirati Arabi Uniti. La Cina e la Russia, insieme a diverse nazioni limitrofe dell’Asia centrale, hanno intensificato la cooperazione in vista della crisi afgana e del rischio di ricadute del terrorismo.

«L’antiterrorismo non dovrebbe diventare uno strumento di rivalità tra grandi paesi o una leva nella geopolitica, e ancor meno una scusa per interferire negli affari interni di altri paesi», ha detto il viceministro cinese che ha anche invitato il mondo ad opporsi ai doppi standard sull’antiterrorismo e a rifiutare di collegare il terrorismo con paesi, etnie o religioni specifiche.

Nel suo discorso, Nabeel Munir, segretario aggiuntivo del ministero degli Esteri pakistano, ha detto che è necessaria “un’attenzione immediata” di fronte alle nuove ed emergenti forme di terrorismo, poiché «nessun paese ha fatto più sacrifici del Pakistan in questa lotta»; Oleg Syromolotov, il vice ministro degli Esteri russo, ha detto che Mosca ha tenuto in grande considerazione la sua partnership veramente stretta con Pechino sulla lotta al terrorismo, sia all’interno del sistema delle Nazioni Unite che su altre piattaforme internazionali: «La Russia è pronta a cooperare con la Cina per facilitare questo senza politicizzazione o doppi standard”, ha detto Syromolotov.

Luigi Medici