La nuova e sorprendente offerta di pace del governo afgano ai talebani si sta scontrando con la condotta dell’Emirato islamico: i mujahidin afghani non mostrano alcun segno di modificare la loro proposta di pace fatta solo a Washington, non a Kabul.
La delegazione afgana, che sta discutendo informalmente con i Talebani, afferma che i colloqui formali sono ostacolati dall’insistenza dei Talebani sul fatto che solo il loro regime sia il governo legittimo dell’Afghanistan, non quello di Ashraf Ghani a Kabul riporta AP. La nuova offerta dell’Amministrazione Ghani prevede incentivi per i militanti che entrano a far parte dei negoziati ed entrano nella sfera politica del paese.
La settimana scorsa, in occasione di una conferenza internazionale tenutasi a Kabul, Ghani ha annunciato che il governo avrebbe fornito passaporti e visti ai talebani e alle loro famiglie e si sarebbe adoperato per abolire le sanzioni contro i loro leader; offrendo anche la possibilità dell’apertura di loro uffici nel paese.
Nel frattempo, gli Usa hanno inviato messaggi ai rappresentanti politici talebani in Qatar, chiedendogli di partecipare ai colloqui con il governo afgano riconosciuto.
Alice Wells, inviato Usa per l’Asia meridionale, ha avallato l’apertura di Kabul e ha detto che l’onere spettava ai Talebani di dimostrare di essere pronti a parlare «non a me o agli Stati Uniti, ma al governo sovrano e legittimo e al popolo afghano», riporta Press Tv.
Il 28 febbraio l’Emirato Islamico ha chiesto colloqui diretti con gli Stati Uniti, nel tentativo di trovare una soluzione pacifica alla guerra in Afghanistan. I Talebani hanno esortato il “popolo americano” a esercitare pressioni sul suo governo affinché si ritiri dall’Afghanistan: «L’America deve porre fine alla sua occupazione e deve accettare tutti i nostri legittimi diritti, compreso il diritto di formare un governo coerente con le credenze del nostro popolo». Le vittime civili rimangono a livelli elevati con circa 10.000 persone uccise riportate per il 2017.
Lucia Giannini