ZIMBABWE. Un figlio politico di Pechino guiderà lo Zimbabwe

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L’attuale necessità di aprire l’economia dello Zimbabwe potrebbe creare ulteriori opportunità di cooperazione tra Harare e Pechino, considerando che il probabile successore di Mugabe, Emmerson Mnangagwa, ha stretto in precedenza una serie di legami con la Cina. 

Secondo quanto riporta Scmp, le dimissioni di Robert Mugabe dopo 37 anni al potere dovrebbero avvicinare ancora di più la nazione africana al Celeste impero. Come è noto, l’ex vice-presidente Emmerson Mnangagwa, infatti, è pronto a diventare capo di Stato dopo che il golpe militare che ha allontanato Mugabe. La Cina è già il quarto maggiore partner commerciale dello Zimbabwe e la sua più grande fonte di investimenti esteri, ma questi legami potrebbero essere incrementati proprio dalla nuova leadership.

Mnangagwa ha legami con Pechino: ha ricevuto un addestramento militare in Cina durante la lotta dello Zimbabwe per l’indipendenza dal governo coloniale negli anni Sessanta del secolo scorso e ha frequentato anche la Scuola di Ideologia di Pechino, gestita dal Partito Comunista Cinese. Mnangagwa è stato ministro della Sicurezza nazionale negli anni Ottanta durante la repressione contro i sostenitori del partito rivale Zapu, che fece migliaia di morti.

Il golpe militare è stato innescato dalla rimozione di Mnangagwa e dai timori all’interno delle correnti del partito Zanu-Pf, in particolare nell’esercito, che Mugabe stesse tentando di nominare sua moglie Grace come suo successore.

Mnangagwa ha, quindi, un background simile a quello di Mugabe, in quanto è salito al potere dopo aver combattuto nella lotta del paese per l’indipendenza; tuttavia, sembra meno un nazionalista duro e puro, in termini di politiche economiche. Sembra essere, riporta il quotiamo di Hong Kong, un leader più aperto che ha denunciato le politiche nazionalistiche di Mugabe che hanno scoraggiato gli investimenti esteri. Ad esempio è stata la sua opposizione alle politiche adottate due anni fa, ad indurre le imprese straniere a vendere le partecipazioni nelle loro imprese dello Zimbabwe alle imprese locali. Mnangagwa, poi, proprio alla tv di stato di Pechino, Cctv, aveva dichiarato che lo Zimbabwe stava lavorando a un massiccio programma di riforme economiche e cercava di «creare un ambiente per gli investimenti che attiri il flusso di capitali». L’ostracismo dell’Occidente verso lo Zimbabwe ha incoraggiato il governo di Mugabe a stringere legami più stretti con la Cina. 

Il probabile futuro presidente è noto per essere molto disposto a partecipare alle attività organizzate da gruppi cinesi in tutto lo Zimbabwe. Ci sono più di 10.000 cinesi che vivono in Zimbabwe, secondo l’ambasciata cinese nel paese, che gestiscono attività che vanno dai ristoranti alla produzione; mentre gli investimenti cinesi nello Zimbabwe si riversano nel settore energetico nazionale: la Power Construction Corporation of China, di proprietà dello Stato, ha firmato due anni fa un accordo da 1,2 miliardi di dollari per espandere una centrale elettrica dello Zimbabwe.

Luigi Medici