Sanaa tra Riad e Doha

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YEMEN – Sanaa 26/04/2014. Lo Yemen è l’ultimo teatro della disputa tra Qatar e Arabia Saudita.

La disputa del Golfo rimane di fondamentale importanza per lo Yemen, paese che non ha ritirato il proprio ambasciatore da Doha come invece hanno fatto i sauditi, gli emiratini e i bahreniti, dato che i due contendenti hanno una grande influenza al suo interno. Per anni, lo Yemen è stato oggetto della loro contesa “fraterna”. La questione è stata aggravata dallo scoppio della primavera araba, riporta al Monitor, e dei disaccordi tra i paesi del Golfo che hanno una forte influenza nello Yemen: Riad, Doha e recentemente Abu Dhabi. L’Arabia Saudita e il Qatar hanno combattuto una feroce guerra di influenza sullo Yemen dal 2011. La disputa principale verteva la posizione nei contendenti sui Fratelli Musulmani, diffusa presenza in Yemen, in cui opera un ramo della Fratellanza, Islah, che è un attore politico di primo piano sulla scena yemenita. Riad ha accusato il Qatar di sostenere questa organizzazione, recentemente aggiunta alla sua lista di movimenti terroristici. Mentre il Qatar sostiene la Fratellanza Musulmana, la relazione di Islah con l’Arabia Saudita si è nettamente deteriorata dopo la Primavera araba . L’Arabia Saudita accusa il Qatar di sostenere, insieme con l’Iran, anche gli Houthi, contro cui Riad ha combattuto una breve guerra nel 2009.
Quale può essere oggi la posizione dello Yemen nell’attuale disputa del Golfo?
Lo Yemen è un paese fragile. La presenza di numerosi scontri aperti tra le fazioni locali e i le potenze regionali assottiglia di molto le opzioni di Sanaa. Lo Yemen si è limitato ad accusare Teheran di ingerenza negli affari interni, perché ne riconosce gli elementi e gli effetti; così criticare Teheran non è così pericoloso come farlo verso gli altri attori regionali.
I legami finanziari ufficiali di Sanaa ostacolano anche la sua manovrabilità politica, si tratta di legami con Riad, Doha, Abu Dhabi e Kuwait City. Si tratta di oltre di 7,8 miliardi di dollari in aiuti e prestiti per lo Yemen dal 2012 , di cui ne sono stati però versati meno di 2,2 miliardi nella Banca Centrale yemenita. Inoltre i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo coprono il 55 % dell’importo; in questo modo, lo Yemen non può permettersi di assumere posizioni che potrebbero far arrabbiare uno dei donatori.
Esistono poi canali non ufficiali, attraverso i quali gli stati fratelli forniscono finanziamenti ai gruppi yemeniti locali; e questo è un altro problema che determinerà il futuro dello Yemen.
L’Arabia Saudita sostiene informalmente le forze tribali e religiose del paese, sia attraverso la sua ambasciata a Sanaa o direttamente attraverso canali che partono da Riad. Ma i cambiamenti nell’equilibrio regionale si sono spostati da quando Islah si è spostata dalla cerchia saudita degli alleati.
Il rapporto/scontro tra i Fratelli Musulmani e le tribù yemenite, da un lato, e l’Arabia Saudita, dall’altro, è fatale per il paese. E qui entra in gioco Doha. Il Qatar si è immischiata aprendosi la strada partendo dalla questioni dei lavoratori yemeniti in Arabia saudita. Se Riad ha espulso decine di migliaia di yemeniti dopo l’adozione di una nuova legge sul lavoro, approvata nel novembre 2013, il Qatar ha annunciato di aprire le sue porte al lavoro yemenita e ha ordinato che gli yemeniti residenti in Qatar siano trattati come cittadini in termini di accesso all’istruzione e alla sanità. Quali che siano le motivazioni, le azioni dei due stati hanno acceso sentimenti contrastanti.
Anche se quasi 2 milioni di yemeniti restano in Arabia Saudita, che è uno dei donatori più importanti per lo Yemen, il Qatar conserva ancora la capacità di manipolare le questioni yemenite.
Alla fine di novembre 2013, Doha ha promesso 350 milioni di dollari per un fondo fiduciario di compensazione dei lavoratori pubblici licenziati dal servizio. Il fondo è separato dai 7,8 miliardi di dollari promessi dai donatori.
Di fatto, il presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi è attualmente ostaggio degli accordi e delle controversie tra gli Stati del Golfo. Il conflitto yemenita viene preparato fuori dei suoi confini ed è finanziato dagli stati regionali, i quali dichiarano sostegno per la stabilità dello Yemen e negano ufficialmente ogni ingerenza nei suoi affari interni, mentre le loro azioni non ufficiali raccontano un’altra storia.
Non c’è nulla di nuovo nelle dinamiche di potere in Yemen; essere però la linea di frattura tra i più ricchi paesi del Golfo aggiunge un altro strato di complessità in un ambiente politico già di per se instabile.

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