YEMEN. Il governo centrale non esiste, o quasi, nelle zone liberate

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I governatori provinciali dello Yemen stanno strappando livelli tali di autonomia mai registrati in aree riprese ai ribelli Houthi, respingendo il governo sostenuto dall’Arabia Saudita e trattenendo le entrate della Banca Centrale di Aden.

Come riportato da Asia Times, prima della guerra lo Yemen aveva un sistema di governo altamente centralizzato, con funzionari locali che devono ottenere da Sanaa il permesso di lasciare il paese, o addirittura prendersi una vacanza. Ai governatori delle 21 province era richiesto di inviare le entrate alla Banca Centrale di Sanaa. Erano inoltre obbligati ad avvisare l’ufficio della presidenza prima di qualsiasi viaggio o incontro con dignitari stranieri. 

Ora, mentre la guerra tra gli Houthis sostenuti dall’Iran e la coalizione guidata dall’Arabia Saudita che sostiene il governo è in stallo, i funzionari locali prendono sempre più spesso responsabilità e libertà impensabili prima. in mano a se stessi. Lo yemenita Al Ghad News riporta che il crollo dell’autorità è iniziato durante le proteste della primavera araba, che hanno cacciato Ali Abdullah Saleh.

Saleh, che ha governato lo Yemen per più di tre decenni, ha trascorso gli ultimi anni sognando un ritorno, prima come alleato degli Houthi, e poi andando in Arabia Saudita. Il suo assassinio da parte dei ribelli nel dicembre 2017 ha contribuito al crollo dell’autorità centrale.

Le forze ribelli dal nord si sono poi spinte nelle province ricche di petrolio e gas nel centro e nel sud del paese: Marib, Shabwa e la più grande provincia quella di Hadhramout, che si estende dal confine settentrionale con l’Arabia Saudita fino al Mar Arabico. I pesanti combattimenti hanno portato alla chiusura dei giacimenti petroliferi.

Le operazioni militari della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, lanciata nel marzo 2015, hanno spinto gli Houthi fuori dalla maggior parte di Marib, dalla città portuale meridionale di Aden e da altre città strategiche dello Yemen meridionale. Molte di queste aree liberate sono state da allora afflitte da anarchia e illegalità, seguite poi da altre zone. I governatori delle province più ricche dello Yemen, Marib e Hadhramout, hanno smesso di trasferire le entrate alla nuova sede della banca centrale di Aden, la sede del governo sostenuto dall’Arabia Saudita durante la guerra. I funzionari locali lasciano ormai di routine il paese senza dirlo ai loro superiori a Riyadh o Aden, e si impegnano in incontri con rappresentanti stranieri, comprese le delegazioni militari e gli ambasciatori dei paesi stranieri. 

Ciò ha causato attriti con il governo, che li ha messi in guardia, senza alcun effetto apparente, contro l’aggiramento delle vecchie regole per informare il governo sulle loro attività; c’è ad esempio una grande mancanza di trasparenza sulle entrate: non si sa quante entrate riscuota il governatore di Hadhramout; mentre quello di Marib non manda nemmeno un riyal ad Aden.

Graziella Giangiulio