Vuoto di potere autoctono per i Balcani Occidentali

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Culturalmente parte del mosaico europeo, politicamente in una posizione ibrida ed alla ricerca di stabilità, la regione dei Balcani Occidentali resta da sempre un vuoto di potere autoctono in balìa delle influenze esterne.

Oggi, un ventennio dopo il collasso della costruzione statale iugoslava, sono riemerse identità nazionali latenti ed incapaci di rappresentare un reale autogoverno. Si presenta, dunque, classico ed inatteso, lo spettro dell’influenza esterna, con la Russia a fare le veci dell’Unione Sovietica, l’Ovest con sottesa la voce statunitense e dell’Unione Europea, il tutto nella permanenza dell’ingombrante vicino turco. Da questi vettori terzi, sembra debbano ancora una volta decidersi le sorti della regione alle pendici occidentali dei Balcani. La velocità logistica ed amministrativa richiesta dall’economia globalizzata, non trovano infatti risposta in un territorio dove il principale veicolo di aggregazione degli ultimi due secoli, ossia l’identità nazionale, ha portato ad una frammentazione estrema favorita da una geografia della divisione, aperta più al controllo altrui che all’aggregazione interna. Oggi, nonostante l’impegno dell’Unione Europea, le tradizionali influenze imperiali turca, russa e austriaca si riaffacciano fedeli ad un percorso storico oggi tramutato dominio economico; commerciale al riguardo della prima, energetico nel caso della seconda la seconda, bancario qualora si tratti del ponte austriaco verso l’Ue. Dal punto di vista prettamente dell’Unione invece, il sostegno risulta essere innanzitutto incentrato nel settore della sicurezza sotto l’ombrello della Nato, oggi comprendente anche stati dell’ex Patto di Varsavia capaci di ingenerare scenari multilivello con i paesi esclusi dall’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. Geograficamente nel mezzo ed espressione della regione balcanica, la Serbia e la Bosnia Erzegovina permangono come il vero crocevia dei movimenti etnici delle popolazioni balcaniche. Mentre la Slovenia si è affrettata a prendere parte all’Unione Europea ed alla Nato, in quest’ultima accompagnata dalla Croazia e dall’Albania, la Serbia continua a dimenarsi tra la Russia e l’Occidente, lacerata dalle questione del Kosovo e della propria enclave nel territorio bosniaco. Sopito, il desideio serbo di integrarsi con i propri vicini esiste. La forma, resta tuttavia quella dell’influenza esterna, della soluzione internazionale tramite un accesso all’Unione Europea. L’opposizione dei vicini croati e la situazione economica disastrosa di certo non giocano a favore, contribuendo a dare l’idea che lo stato serbo resti una fonte di instabilità regionale, nostalgico delle posizioni assunte in passato. La realtà odierna tuttavia non può far altro che inserire anche lo stato serbo in un vasto confine balcanico un tempo cuscino tra oriente ed occidente. Ecco quindi che incapaci di una reale autorganizzazione e stabilità, i Balcani Occidentali sembrano ancora avere necessità della tanto desiderata/osteggiata intromissione esterna.