VENEZUELA. Se Pechino pretendesse il pagamento del debito, Caracas crolla di più

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Un periodo di grazia sui prestiti cinesi al Venezuela è scaduto, secondo fonti venezuelane riprese da Reuters, privando potenzialmente la nazione di contanti.

La Cina ha allentato i termini di pagamento due anni fa su circa 19 miliardi di dollari in petrolio per il prestito, in base al quale il Venezuela invia le spedizioni di petrolio greggio e carburante per pagare il debito, permettendo al Venezuela di effettuare pagamenti di soli interessi.

Le condizioni favorevoli di Pechino hanno aiutato il governo del presidente Nicolas Maduro a superare il crollo dell’economia venezuelana, scivolata nell’iperinflazione e in una dolorosa recessione a seguito di un calo dei prezzi del petrolio. Ma il periodo di grazia è trascorso senza un rinnovo nelle ultime settimane.

Questo potrebbe privare il Venezuela di circa 7 miliardi di dollari di entrate annuali, un colpo pesante per un paese che già lotta per importare beni di prima necessità come cibo e medicine. Il Venezuela continua a premere per una proroga, ma deve comunque effettuare i pagamenti, mentre i colloqui continuano.

Il forte aumento dei pagamenti assorbirebbe circa altri 305.000 barili al giorno (bpd) della produzione petrolifera venezuelana, che quest’anno è scesa al minimo registrato in 33 anni.

Il deterioramento delle infrastrutture Pdvsa e il minore flusso di cassa hanno causato il crollo della produzione di petrolio, secondo i dati ufficiali Opec.

Il ministero degli Esteri cinese ha detto che la cooperazione stava procedendo senza intoppi ed i contratti di prestito erano in conformità con gli standard internazionali. Caracas potrebbe cercare di preservare il flusso di cassa inviando tali barili ad altri clienti che pagano in contanti, venendo meno ai propri obblighi nei confronti della Cina e mettendo a dura prova i legami con un alleato politico fondamentale e con il suo principale finanziatore.

L’Eni, infine, ha dichiarato il 27 aprile che il debito della Pdvsa è salito a 650 milioni di euro rispetto ai 600 milioni di euro di febbraio e che i pagamenti sono “vicini allo zero”.

Graziella Giangiulio