VENEZUELA. Ne uccide più la Quarantena che il COVID-19

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In Venezuela, le severe misure della quarantena anti Covid-19, iniziate a partire dal mese di marzo hanno fatto chiudere un’economia già afflitta da iperinflazione, alti livelli di disoccupazione e una recessione da oramai sette anni. L’impatto sulla vita di tutti i giorni è stato immenso: dall’aumento dell’insicurezza alimentare, al collasso dei servizi pubblici come elettricità, gas e acqua, alla grave mancanza di beni di prima necessità. In un Paese con alcune delle più alte riserve di idrocarburi del mondo, anche la benzina è diventata scarsa, riporta Americas Quarterly.

Affinché la quarantena non si porti via più vite umane del coronavirus, la riapertura di quei pochi settori dell’economia venezuelana che fornivano beni e reddito deve essere pianificata, ed accompagnata da un’adeguata risposta pubblica, un’attesa che molti analisti non si aspettano dal governo di Nicolas Maduro. 

Dall’inizio della pandemia, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 150%: il Venezuela è afflitto da iperinflazione, e un numero enorme di lavoratori perde il lavoro e le fonti di reddito; chi non ha risparmi significativi o una rete di sicurezza sociale, cioè la gran parte della popolazione – è particolarmente a rischio. Quasi l’85% della popolazione non è più in grado di accedere al paniere alimentare di base. 

Fattori economici esterni e interni hanno reso quasi impossibile per il governo venezuelano rispondere in maniera adeguata alla crisi pandemica. Anche se le quarantene globali si stanno lentamente allentando, le prospettive per il settore petrolifero del Paese rimangono fortemente negative, con l’aspettativa di un calo del 20% del Pil del settore petrolifero su base annua nel 2020. Le sanzioni economiche statunitensi limitano ulteriormente il margine di manovra dell’amministrazione. Di conseguenza, a differenza di altri Paesi della regione, il margine di manovra fiscale per rispondere alle persone e alle imprese in Venezuela è quasi inesistente.

Il Venezuela manca inoltre di riserve di valuta estera e deve affrontare un deficit estero di oltre 10 miliardi di dollari a causa del calo delle esportazioni di petrolio. Tre anni di iperinflazione hanno distrutto la fiducia nella valuta, al punto che ogni aumento della spesa eserciterà un’ulteriore pressione sui prezzi. 

In mezzo a una difficile prospettiva macroeconomica, visto il precedente mancato pagamento del debito estero e il continuo conflitto politico e istituzionale, il Venezuela non è in grado di accedere ai finanziamenti internazionali del Fmi, ad esempio. Di fatto, lo Stato venezuelano ha cessato di esistere come fornitore di beni e servizi.

Anche i mercati del lavoro sono in stato comatoso e illaoto non ci sarà anche odio la fine della quarantena: i licenziamenti in massa sono stati la norma. Anche dopo che l’Amministrazione ha emanato un decreto per limitare la mobilità del lavoro, le imprese rimaste aperte sono state costrette a ridurre gli stipendi o a ridurre significativamente il numero di giorni lavorativi dei dipendenti: il 45,3% delle grandi imprese venezuelane ha pianificato di ridurre il proprio personale di almeno il 15% a breve termine, alimentando così il mercato nero del lavoro.

Inoltre, la riduzione dei consumi potrebbe essere ulteriormente guidata da una prevista riduzione delle rimesse da 3,5 miliardi di dollari a 1,5 miliardi di dollari quest’anno, dato che i venezuelani all’estero risentono degli effetti della pandemia nei loro paesi di residenza.

L’esecutivo ha dichiarato che pagherà parte degli stipendi del settore privato attraverso un pacchetto di stimolo per le imprese; ma il 63% delle imprese ha dichiarato che non si avvarrà dell’offerta del governo mentre i conti fiscali a medio termine del governo continuano a soffrire, con ogni nuovo annuncio di salario e sussidi pagati attraverso il programma di protezione sociale Patria, che fornisce solo un supporto minimo a una larga fetta della popolazione. La carenza di benzina può anche essere aggravata dall’attività del governo stesso, poiché i canali di vendita “non ufficiali” tendono a distribuire i profitti tra le diverse fazioni al potere, sia politiche che militari. 

Graziella Giangiulio