VENEZUELA. Mosca rifinanzia Caracas

1843

Il Venezuela ha accettato la ristrutturazione di 3 miliardi di dollari dei suoi debiti a Mosca sui termini precedentemente concordati. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov l’8 novembre, ripreso da Reuters. «Abbiamo un accordo sulla ristrutturazione del debito con il Venezuela», ha detto Siluanov, «I venezuelani hanno confermato le condizioni che avevamo concordato».

A Caracas, per l’Assemblea Nazionale, a maggioranza Mud, è assolutamente incostituzionale quello che intende fare il governo, cioè rifinanziare o ristrutturare il debito, senza la consultazione e previa la sua approvazione. Questo è quanto è stato evidenziato dal Comitato Finanze dell’Assemblea Nazionale, secondo cui «il governo annuncia un rifinanziamento o una ristrutturazione del debito, senza consultare l’Assemblea nazionale, è un atto fraudolento, illegale, poiché dimentica che l’articolo 312 della Costituzione prevede che l’indebitamento sia approvato dall’Assemblea nazionale e che lo Stato non riconoscerà alcun indebitamento che non sia stato elaborato attraverso la corrispondente via costituzionale».

Il Comitato ha poi detto che il governo intende privare il popolo della sua ricchezza, orto e petrolio, sacrificando il futuro e la qualità della vita dei venezuelani. Per il Comitato parlamentare, il governo non può rifondere il debito se non ha la fiducia del mondo e dei creditori, perché non è democratico e perché vuole farlo attraverso un iter che viola la Costituzione, «vero fallimento del populismo autocratico, rappresentato da Nicolás Maduro, che evidentemente è diventato una fabbrica di poveri e non uno strumento per redimere coloro che soffrono a causa della povertà».

Sostiene, poi, che è possibile risolvere la situazione di crisi in Venezuela, che minaccia il collasso economico nel breve termine, solo attraverso un cambiamento politico, per stabilire un nuovo modello economico: «Solo un cambiamento politico capace di cambiare le politiche economiche può risolvere questo problema. Speriamo che non siano violenza e anarchia in strada le conseguenze di questa crisi, per un governo cieco che non vuole cambiare né politiche economiche né permettere alla democrazia di funzionare».

Graziella Giangiulio