VENEZUELA. L’iperinflazione colpisce il crimine 

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La crisi iperinflattiva del Venezuela affligge la criminalità: sta letteralmente tagliando i suoi profitti. Sparare con una pistola è diventato un lusso: i proiettili sono cari, 1 dollaro l’uno e con meno contanti in giro, le rapine non rendono più.

Come riporta Ap, la crisi economica del paese ha fatto crollare le aggressioni armate e gli omicidi, afferma l’Osservatorio venezuelano della violenza, di Caracas, i cui ricercatori stimano che gli omicidi sono precipitati fino al 20% negli ultimi tre anni sulla base delle notizie dei media; i dati del governo Maduro mostrano addirittura un calo del 39% degli omicidi nello stesso triennio, con 10.598 omicidi nel 2018 oltre a un calo dei rapimenti.

La situazione della sicurezza soprattutto a Caracas, non è comunque delle migliori. Di notte, le strade di Caracas sono vuote, vige una sorta di coprifuoco non dichiarato. Nonostante il significativo calo delle uccisioni, i venezuelani tendono a non guardare i loro cellulari per strada. Molti lasciano le fedi d’oro e d’argento a casa, molti si sono abituati a controllare se vengono seguiti.

L’inflazione ha superato il milione per cento lo scorso anno, rendendo il bolivar quasi inutile, la scarsità di cibo e medicine ha spinto circa 3,7 milioni di persone a emigrare in Colombia, Panama e Perù; chi emigra sono per la maggior parte giovani maschi, elemento base per il reclutamento delle bande criminali.

Molti venezuelani, anche i criminali, affermano che il caos che ha portato a un più ampio crollo politico e sociale, sia dell’economia ufficiale che di quella coperta.

Come risultato del caos, la criminalità non è scomparsa, ma semplicemente si è trasformata: se le rapine sono diminuite, le segnalazioni di furti di qualsiasi cosa, dai fili telefonici in rame al bestiame, sono in aumento; il traffico di droga e l’estrazione illegale di oro sono diventati attività standard per la criminalità organizzata.

Alcuni criminali hanno tentato la via dell’emigrazione, andando a operare in altri stati, come testimoniano recenti arresti in Perù ad esempio; altri hanno lasciato il mondo del crimine e hanno cercato un lavoro onesto all’estero, temendo le pene severe vigenti in altri paesi.

Graziella Giangiulio