VENEZUELA. L’esercito, scontento di Maduro, gli resta fedele. Per ora

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Il Congresso di Caracas, dove è maggioranza parlamentare l’opposizione, lascia intendere che i giorni del presidente Nicolas Maduro sono contati, ma le forze armate, vera base e sostegno del presidente mostra pochi segni di cedimento.

Sono veramente pochi, infatti, i segni che l’alto comando militare sia disposto ad abbandonare Maduro, quindi tutta l’euforia politico economica che si sta innalzando potrebbe rivelarsi prematura.

Resta vero comunque un fatto: i soldati hanno molte ragioni per essere arrabbiati, riporta Reuters. Le installazioni militari sono in costante declino, e gli stipendi vengono bruciati rapidamente da un’inflazione annua pari a 2 milioni per cento. Più di 4.000 graduati hanno disertato lo scorso anno. I legislatori dell’opposizione stanno sviluppando una proposta di amnistia per convincere i leader militari scontenti a lasciare Maduro, sulla base di ciò che dicono siano colloqui con ufficiali che vogliono il cambiamento.

Ma Maduro ha lavorato duramente per tenere i militari dalla sua parte, ben consapevole del suo ruolo cruciale. Ha messo ufficiali a capo di posti chiave nel governo e nella compagnia petrolifera statale Pdvsa, offrendo nel contempo contratti lucrativi di servizi petroliferi a società collegate all’esercito.

E le autorità hanno perseguito il personale militare sospettato di aver complottato contro il governo, fatto che, secondo i gruppi per i diritti umani, ha portato alla tortura di sospetti dissidenti e delle loro famiglie.

Anche le forze armate sono oggi sensibili alle lezioni del XX secolo. Le promesse di una svolta rapida militare all’instabilità politica nei paesi latinoamericani, tra cui Brasile e Cile, hanno dato origine a dittature che sono durate fino a 21 anni e che in seguito hanno dimostrato di avere fatto record in tema di violazioni di diritti umani.

E così, oggi in Venezuela le forze armate sono rimaste in silenzio, mentre il crollo economico ha lasciato milioni di persone a lottare per mangiare. I leader militari non sarebbero minimamente preoccupati di mantenere i loro impegni “professionali”, ma sono solo preoccupati di proteggersi.

Graziella Giangiulio