VENEZUELA. I legami di Maduro con la Colombia non convincono   

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Venezuela e Colombia sono sempre più legate a un doppio filo. Secondo l’articolo apparso sul New York Times, a firma di Jeremy McDermott, ex ufficiale dell’esercito britannico, attuale direttore di InSight Crime, il gruppo che da anni raccoglie informazioni sul cosiddetto “cartello dei Suns”, un’organizzazione per il traffico di droga: «Non c’è una definizione chiara di ciò che costituisce uno stato mafioso, ma il fatto che la criminalità organizzata tocchi la vita quotidiana di ogni venezuelano e sia penetrata al più alto livello di istituzioni statali, qualifica facilmente il Venezuela». 

Questo, a detta di McDermott, riassume il successo di Nicolás Maduro nel mantenere il potere: il profondo legame del suo governo con la criminalità internazionale.

Secondo quanto scritto dall’articolista del New York Times ci sarebbero prove che suggeriscono che le forze armate venezuelane, probabilmente l’unica istituzione in grado di forzare una transizione politica, sono profondamente coinvolti nel traffico di cocaina lungo il confine Venezuela-Colombia, assumendo un ruolo sempre più attivo nel processo: «La cocaina si sta riversando in Venezuela dalla vicina Colombia (…) ci sono prove schiaccianti che i venezuelani stanno partecipando direttamente».

La produzione di droga non è mai stata così elevata e si stima che la Colombia stia producendo 921 tonnellate di cocaina all’anno. In passato, sono stati i cartelli colombiani a gestire questo business, pagando i funzionari venezuelani. Ora ci sono prove schiaccianti che i venezuelani sono direttamente coinvolti. E la «condanna negli Stati Uniti nel 2016 di due nipoti della prima donna venezuelana per traffico di cocaina ne è solo l’esempio più evidente».

Un altro metodo usato da Maduro per fare cassa è l’utilizzo sistematico delle casse dello Stato attraverso il sistema di controllo del cambio di valuta, una misura che ha reso alcune persone molto ricche, mentre però si avvia a distruggere l’economia venezuelana, condannando milioni di persone alla miseria. Il contrabbando di benzina attraverso i confini colombiano e brasiliano è un altro esempio dei molti mercati neri il cui monopolio è stato concesso alle forze armate dal governo in un tentativo finora riuscito di garantire la lealtà dell’istituzione nel bel mezzo della peggiore crisi socio-economica della storia venezuelana.

L’esercito venezuelano, dunque, secondo l’ex ufficiale britannico, controllerebbe la distribuzione di cibo e medicine, il traffico di droga e l’estrazione illegale di oro. «La cocaina – in estrema sintesi – potrebbe benissimo diventare il lubrificante che mantiene in movimento le ruote della corruzione nel Venezuela di Maduro».

Ma, molto presto, Venezuela e Cambogia dovranno affrontare un altro problema: il flusso di migranti dal Venezuela verso la Colombia. l numero di venezuelani in fuga nella vicina Colombia continua ad aumentare, con più di 50.000 arrivi in meno di un mese, a dirlo il The Sidney Morning Herald.

L’Ufficio per le migrazioni della Colombia, il cui responsabile è Christian Kruger, ha detto che vi sono 870.000 venezuelani che vivono in Colombia.

Altre centinaia di migliaia di venezuelani che hanno origini colombiane si stanno spostando, altri fuggono in Brasile e in altri paesi sudamericani. La maggior parte di essi scappa da una crisi economica e politica che ha assediato il paese.

Kruger ha osservato che nel mese di giugno i funzionari hanno stimato che sono arrivati 819.000 venezuelani in Colombia. Tre settimane dopo quel numero era salito a 870.000.

Graziella Giangiulio