VENEZUELA. Consecomercio: “Non serve stampare banconote, bisogna ristrutturare l’economia”

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Il presidente di Consecomercio del Venezuela, Maria Carolina Uzcátegui, ha detto, nel pomeriggio del 1 settembre, che: «Abbiamo bisogno di ricostruire l’economia, non di stampare sempre più biglietti causando più inflazione. Ricostruire l’economia, cambiare completamente tutto questo modello che ha gettato alla rovina il Venezuela e con il dialogo, non con le sanzioni, questa crisi si sta approfondendo da un bel po ‘di tempo», ha detto a Union Radio e ripresa da Panorama.

 «Il dramma del denaro contante è una conseguenza, non è un problema in sé; ma la conseguenza di una serie di problemi, un’economia che è in una situazione di iperinflazione, ovunque tu oggi incassi dieci mila Bolivar, che è il massimo che puoi spendere, è sempre molto meno di ciò che si poteva acquistare al mercato ieri (…) Ogni volta la quantità di banconote diventa insufficiente perché l’inflazione sta erodendo il potere d’acquisto di quel biglietto» ha detto Uzcátegui.

Ha poi condannato l’alto costo dei farmaci e la difficoltà di acquisto: «Il dramma della salute è ulteriormente accentuato non solo dalle condizioni degli ospedali, ma dal dramma dell’assenza di farmaci e ci sono medicine che vanno alle stelle. Parlando di bambini, medicine come l’azitromicina, che è una sospensione che viene regolarmente utilizzato per combattere le malattie dei bambini, è arrivata da 14mila a 192mila bolivar. «Così ditemi, quanto deve essere l’aumento di stipendio in modo che un genitore possa acquistare solo uno dei farmaci che possono essere utilizzati per combattere la malattia di uno dei loro figli».

Il capo della Confcommercio ha poi detto: «Ogni annuncio di aumento salariale, se non accompagnato da un aumento della produzione, un aumento della fornitura di prodotti e, soprattutto, da un incremento di posti di lavoro e da una serie di misure come il progressivo smantellamento dei controlli sui cambi non serve e il prezzo si rivela essere una misura della scomparsa dei prodotti».

Graziella Giangiulio