USA. Un Election Day per nulla scontato

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I risultati della notte lasciano poche certezze e risultano anche contrastanti rispetto a quanto riportato dai sondaggi nazionali nelle ultime settimane e mesi. Infatti, se inizialmente Trump – considerando anche la carica di Presidente uscente – era incredibilmente favorito, una gestione poco chiara e discutibile del Covid-19 ha portato alla ribalta il 77enne democratico Joe Biden. Nelle ultime settimane dunque i sondaggi nazionali davano l’ex vicepresidente in continua ascesa con il gap tra i due candidati che non sembrava suscettibile di cambiamenti. 

La notte dell’Election Day ha portato con sé sorprese e conferme. È sicuramente ancora presto per poter fare delle previsioni che si avvicinano alla realtà dei fatti, la cosa probabile è che però il voto popolare se lo aggiudicherà Biden ma, come sappiamo, non basta per vincere. A tal proposito, il sistema elettorale americano prevede che soltanto chi si aggiudica almeno 270 grandi elettori, potrà andare alla Casa Bianca. La prima sensazione della notte elettorale – orario italiano – è che quest’anno più che mai gli swing states risulteranno essere incredibilmente decisivi. Arizona, Florida, Georgia, North Carolina e Pennsylvania. Invece no, i risultati hanno disatteso tutte le previsioni delle ultime settimane. Trump è risultato competitivo in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Nevada – Stati che fino all’altro ieri erano saldamente democratici. A questo punto la partita è ancora tutta da giocare ma la vittoria sia per il tycoon che per l’ex vicepresidente passerà necessariamente per questi Stati inaspettatamente così decisivi. 

Da segnalare sono sicuramente le vittorie di Trump nell’Ohio, in Florida e in Texas. Se il primo Stato è una roccaforte repubblicana, gli ultimi due hanno dato segnali non confortanti nell’ultimo periodo. Alla vigilia dell’Election Day infatti, il Sunshine State era considerato lean dem mentre con circa il 51% il tycoon ha fatto suoi i 29 grandi elettori che conferiva tale Stato. Importante, in tal senso, anche il Texas, diventato sempre più contendibile. Dati alla mano, è dalle presidenziali 1976, con Jimmy Carter candidato, che il Texas non viene conquistato dai democratici. Tale crescente contendibilità è un segnale del fatto che il tessuto sociale texano sta cambiando e, nonostante lo Stato si sia confermato rosso, il suddetto trend sottolinea la possibilità di un passaggio al Partito Democratico nel 2024. Ad ogni modo, le vittorie di Trump in questi tre Stati sono state fondamentali per mantenere vive le speranze di ottenere un secondo mandato. Inoltre, è interessante sottolineare un aumento della popolarità del tycoon tra gli afro-americani ma soprattutto nella comunità dei latinos, come possiamo vedere bene dai risultati sia in Florida che nel Texas. Il supporto degli ispanici probabilmente però non basterà a Trump per ottenere anche il Nevada che, attualmente considerato in una situazione di toss-up, ha un margine di voti tali per cui è verosimile pensare che Biden alla fine possa uscire vincitore. 

Altro risultato degno di nota è quello dell’Arizona dove i cambiamenti demografici hanno accelerato il passaggio dello Stato da tradizionale territorio repubblicano a democratico. L’impopolarità del Presidente e la rapida crescita dello Stato, visto un grande afflusso di pensionati provenienti dal Midwest ma anche da altre parti del paese, hanno sicuramente giocato un ruolo importante per la vittoria democratica nel Grand Canyon State, a soli quattro anni di distanza dalla netta vittoria di Trump nei confronti della Clinton. Situazione di grande incertezza anche in Georgia e in North Carolina, Stato che aveva permesso la rinascita di Biden durante le primarie democratiche grazie alla forte presenza della minoranza afro-americana, dove attualmente il tycoon – anche se di poco – è in vantaggio. 

Nella mattinata del 4 novembre, ora italiana, sia Trump che Biden hanno parlato esprimendosi entrambi molto positivi riguardo all’andamento delle elezioni. Se da una parte l’ex vicepresidente ha predicato calma, il Presidente uscente non ha negato la possibilità di un ricorso alla Corte Suprema dove, ricordiamo, gode di una netta maggioranza repubblicana (6-3) dopo la recente nomina di Amy Coney Barrett al posto della defunta Ruth Ginsburg

Dunque, l’alto numero di voti anticipati e per posta ha reso impossibile sapere il vincitore ufficiale nella notte dell’Election Day. È probabile che fino a giovedì pomerggio ancora non si avranno certezze. In definitiva, Biden resta il favorito e attualmente guida la corsa presidenziale 227 a 213 ma, considerando la vicinanza tra i due candidati in Pennsylvania, Wisconsin, Nevada e Michigan, la partita rimane tutta da giocare,  così come il suo impatto sugli equilibri globali resta ancora indefinito.

Redazione