Obama: bombardare ISIS non basta

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ITALIA – Roma 02/09/2014. Il Pentagono ha annunciato ieri che gli attacchi aerei non saranno sufficienti, almeno secondo gli Stati Uniti, a sradicare i terroristi appartenenti a ISIL.

Il portavoce del Pentagono ha poi detto ai giornalisti che la campagna internazionale contro il gruppo terroristico non sarà facile e veloce, specificando a poco serve sopravvalutare i risultati dei bombardamenti. Il sostegno degli Stati Uniti ai cosiddetti “ribelli moderati” in Siria e all’esercito iracheno è una delle modalità attuate per il positivo svolgersi della missione. A tal proposito si fa menzione di una nota del presidente americano Barack Obama nella quale questi dovrebbe mettere a tacere i dissidenti ossia che sostenere i “ribelli moderati” in Siria per sconfiggere l’esercito regolare è una mera fantasia.
Al di la delle fantasie pensare alla parola “moderati” per ribelli fanatici che da ormai tre anni combattono in Siria assoldando militanti in altri stati, europei compresi, lascia decisamente perplessi. Oggi si parla dei terroristi, dimenticando che sono gli stessi che sino a qualche mese fa erano gruppi sanguinari che agivano con le stesse logiche. Ma è davvero possibile fare questa distinzione tra buoni e cattivi nelle fila dei numerosissimi gruppi che combattono da oltre tre anni in Siria? Caduto il tentativo di accusare il Presidente Assad dell’utilizzo di armi chimiche contro il suo stesso popolo, ora si è passati al sostegno dei ribelli. E perché non allora dell’esercito regolare che sta combattendo il terrorismo? Inoltre il rischio di scatenare davvero una Terza guerra mondiale si sta facendo sempre più concreta, Russia e Iran non potranno rimanere a guardare ancora a lungo senza intervenire direttamente se non si procederà portando l’argomento al vaglio del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le prime reazioni le possiamo riscontrare già dalle dichiarazioni del Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif in una nota dove ha sostenuto che la coalizione guidata dagli Stati Uniti rischia di distruggere le infrastrutture siriane, senza risolvere il problema, Siria con il pretesto di combattere ISIL, il gruppo di Takfiri che opera in Iraq e Siria.
Zarif ha espresso queste sue preoccupazioni durante i colloqui tenutisi a Teheran con il portavoce della Camera dei Comuni irlandese Seán Barrett. Ha voluto inoltre sottolineare la capacità di intervento dei due paesi per sviluppare relazioni in diversi campi oltre che economici e favorire i rapporti con i paesi europei. Da parte sua Seán Barrett ha indicato la Repubblica Islamica dell’Iran come il centro della pace e della stabilità nella regione.
Ora al di là dei convenevoli diplomatici di questo incontro pensare di costruire la pace e sconfiggere il terrorismo unilateralmente senza il coinvolgimento di tutti sembrerebbe poco credibile. Non si può in questo momento pensare a schieramenti, a una nuova divisione del mondo in due blocchi perché il pericolo del terrorismo è reale. Pensare di bombardare a soggetto un gruppo terroristico che si organizza velocemente in frange differenziate, all’interno di molti paesi a maggioranza islamica, attraverso modalità di espansione e comunicazione lontane dalle logiche occidentali e fondate su principi pseudo religiosi capaci di attirare adepti di qualsiasi provenienza sociale e culturale ed etica potrebbe risultare una grave perdita di tempo lasciando a loro tutta la possibilità di estendersi e potenziarsi.