Il trend va a favore di DAESH, per l’intelligence USA

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STATI UNITI D’AMERICA – Washington 1/02/2016. Il direttore della National Intelligence, James Clapper, ha detto il 9 febbraio che la minaccia terroristica sunnita «sta tracciando una traiettoria direttamente verso l’alto dalla fine del 1970 e ha più gruppi, e appartenenti oggi che nel passato».

Il direttore della Defense Intelligence Agency, generale Vincent R. Stewart, ha aggiunto che: «Isil probabilmente aumenterà il ritmo e la letalità dei suoi attacchi transnazionali (…) tenterà di scalare il conflitto tra sciiti e sunniti e tra l’Occidente e l’Islam per creare l’ambiente caotico in cui si vive».
Secondo Stewart, dal 2012, oltre 36.500 combattenti stranieri sono andati in Siria, di cui almeno 6.000 dai paesi occidentali; negli Usa il Fbi ha arrestato circa 60 persone legata a Daesh nel 2015, un aumento del 500% dal 2014. Le forze di sicurezza irachene, peshmerga curdi e gli elementi sciiti e sunniti delle Forze di mobilitazione popolare (una coalizione di milizie, molte dei quali sono legate all’Iran) mancano di logistica, mancano di morale, di soldati qualificati e di preparazione militare nell’insieme. Per Stewart, il programma di arruolare i sunniti nella lotta contro Daesh, che fu decisivo per battere al-Qaeda, non sta funzionando per le preoccupazioni legate all’influenza iraniana, alle azioni anti-sunnite da parte delle milizie sciite e alla mancanza di fondi e materiali. Clapper che afferma “il terrorismo sunnita è lanciato verso l’alto” getta di fatto un’ombra sull’amministrazione Obama secondo cui Daesh ha perso il 40% del territorio del Califfato in Iraq e il 20% in Siria. Anche se Daesh ha perso terreno, la dichiarazione di Clapper dimostra che non si sta raccontando tutta la storia. Le testimonianze di Clapper e Stewart mostrano se unite che Daesh si sta espandendo al di fuori dell’Iraq e della Siria, in particolare in Libia. Se gli Usa possono vantare successi contro Daesh i loro dati statistici non tengono conto dei successi di Daesh a livello globale. Clapper ha poi aggiunto che al-Qaeda si rafforzerà nel 2016 in Yemen e Siria. Se la presenza di Daesh viene sostituita da quella di Jabhat al-Nusra o di un altro gruppo estremista islamico, la somma resta la stessa e non ché un vero successo, ma solo uno spostamento di fattori. I due direttori dell’intelligence Usa anche ritengono che anche l’Afghanistan è un settore in crescita per al-Qaeda, Daesh, i Talebani e altri gruppi. Se Clapper ritiene che Daesh in Khorasan sia solo una «minaccia di basso livello», Stewart afferma che al-Qaeda «ha stabilito una presenza significativa in Afghanistan e Pakistan» visto che la pressione sul gruppo è diminuita: l’insorgenza islamista sta «costantemente intaccando la sicurezza dell’Afghanistan (…) valutiamo che la lotta nel 2016 sarà più intensa che nel 2015, proseguendo una tendenza decennale del deterioramento della sicurezza», ha detto Clapper. Clapper ha poi aggiunto che le forze di sicurezza nazionale afgane saranno “probabilmente” capaci di mantenere il controllo dei grandi centri abitati e le loro perdite saranno limitate alle aree rurali; Stewart ha soggiunto che le forze speciali afgane stanno notevolmente migliorando e che gli afghani si sono assicurati quasi tutti i capoluoghi di provincia e le principali autostrade, dimostrandoo di essere in grado di lanciare grandi controffensive come a Kunduz, dopo la presa a sorpresa dei talebani. Nel complesso, però, la valutazione dei due era molto cupa.