Pochi giorni prima dell’insediamento di Donald Trump, un gruppo di hacker aveva craccato il 70 per cento dei dispositivi di memorizzazione dei dati provenienti dalle telecamere di sorveglianza federali a Washington D.C. Il colpevole è un ransomware, cioè un malware che blocca i file del computer e poi chiede un riscatto in Bitcoin, per sbloccare i file.
La minaccia ora è passata infatti dai computer e dagli smartphone all’Internet delle cose. Questa volta gli hacker sono riusciti a infettare 123 dei 187 videoregistratori che controllano ognuno fino a quattro Tvcc utilizzate negli spazi pubblici in tutta Washington D.C., che li ha messi off line tra il 12 e il 15 gennaio, riporta The Hacker News.
Stando poi al Washington Post, l’attacco ha costretto l’amministrazione ha rimuovere le memorie infette, pulirle e riavviare il sistema in tutta la città. Non è ancora chiaro se tutti i dati importanti siano stati persi o se il ransomware abbia solo paralizzato i dispositivi di rete dei computer colpiti.
Gli attacchi ransomware hanno il vantaggio di essere sicuri e redditizi tanto che oggi è diventato uno dei più utilizzati metodi di hacking.
Washington non è stato l’unico esempio: in Austria, un hotel ha visto hackerato il suo sistema informatico e ha pagato per tornare al controllo dei propri sistemi.
L’unico modo sicuro di affrontare la minaccia dei ransomware è la prevenzione; creare la consapevolezza all’interno delle organizzazioni, e mantenere i back-up che devono essere effettuati regolarmente, riporta il blog The Hacker News.
La maggior parte dei virus e delle infezioni vengono introdotti con l’apertura di allegati o cliccando su link in email di spam. Quindi sarebbe buona regola non cliccare su mail da indirizzi sconosciuti. Inoltre occorre assicurarsi sempre che i sistemi e dispositivi utilizzati abbiano la versione più recente del software antivirus con le definizioni aggiornate dei malware.
Lucia Giannini