Parafulmini per missili Usa

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STATI UNITI D’AMERICA – Washington 25/05/2014. Gli Usa stanno fortificando la base missilistica in Alaska.

Fort Greely, infatti, è la sede di una delle due basi di difesa missilistica nazionale degli Usa; la base sta subendo lavori di “ammodernamento” per renderla corazzata contro attacchi ad alta quota, come quelli ad energia elettromagnetica emessa da esplosioni nucleari.
Che la base sia colpita da un attacco nucleare è uno scenario inverosimile, ma il Pentagono sta spendendo milioni di dollari per un bunker utilizzato per proteggere i missili e la base contro simili attacchi. Secondo i contratti, riportati dal blog War is boring, dell’Army Corps of Engineers, l’esercito prevede di spendere 44 milioni di dollari su un alloggiamento bunker a protezione “Hemp”, cioè ad attacchi ad alta quota attraverso impulsi elettromagnetici. La base di Fort Greely ospita di missili intercettori anti-balistici ospitati in silos, come la base aerea di Vandenberg in California.
Vale la pena notare, riporta il blog, che si tratta di spiccioli rispetto ai 41 m biliardi di dollari che il Pentagono sta spendendo per il programma di difesa fino al 2017 che prevede l’installazione di decine di missili intercettori in Alaska e in California. Per anni nel Congresso Usa si è discusso sulla possibilità di un attacco missilistico contro il Nord America, attraverso ondate di energia che “friggono” le infrastrutture critiche e l’elettronica facendo ripiombare il territorio coinvolto nel XIX secolo, in un’epoca pre industriale quindi. La schermatura contro attacchi Emp impedisce che alla difesa statunitense venga impedito di rispondere. La spesa elevata serve per proteggere la base anche da esplosioni accidentali che il Pentagono intende come capacità di «resistere agli effetti di una esplosione di superficie, causata dall’esplosione accidentale di un missile appena esce un silo» o come un fulmine. Oltre a questo, l’esercito vuole rigide misure di sicurezza come «il rilevamento delle intrusioni, il controllo degli accessi». ma le cose non vanno esattamente nel senso voluto.
Secondo un rapporto di aprile 2014 del Government Accountability Office, l’ultimo intercettore utilizzato dal sistema non ha funzionato bene e non è sufficiente a garantire che potrà essere affidabile in uno scenario reale. La Missile Defense Agency del Pentagono, poi, dovrà anche dimostrare che il sistema funziona prima che il Congresso autorizzi i militari a incrementarne gli acquisti. Ciò comporterà ulteriori test.
Nel frattempo, il Pentagono, si legge nel blog, spera che un fulmine non lo colpisca prima che il bunker sia completato o che i missili intercettori di Fort Greely non esplodano durante le simulazioni.