UCRAINA. Mosca consiglia a Zagabria di “farsi gli affari propri”

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In una visita di due giorni a Kiev, di alcuni membri del gruppo di lavoro del governo croato sulla cooperazione tra Croazia e Ucraina, è stato presentato il modello croato per il ripristino pacifico della sovranità ucraina nei territori del Donbass, scatenando le proteste di Mosca. Stando a quanto riportano Total Croatia News e Unian, il presidente del gruppo Vesna Skare-Ozbolt ha detto: «Abbiamo presentato le nostre esperienze nella realizzazione della smilitarizzazione del territorio, la creazione di una polizia di transizione, l’applicazione dell’amnistia, l’attuazione di elezioni locali… in breve la creazione di una vita normale».

Il Sottosegretario di Stato al ministero degli Esteri Zdravka Busic ha inoltre sottolineato che, quando si tratta delle relazioni tra Zagabria e Mosca, la Croazia non ha «un’ agenda nascosta» e il modello croato di reintegrazione pacifica della regione del Danubio ha suscitato un notevole interesse da parte delle Nazioni Unite per la soluzione dei problemi in Georgia e in Siria. Vesna Skare-Ozbolt ritiene che la Croazia abbia l’obbligo morale di cercare di contribuire a ristabilire la pace nell’est ucraino e sottolinea che la reintegrazione pacifica della regione del Danubio è stata la missione di peacekeeping Onu di maggior successo mai realizzata. «Mosca e Kiev lo sanno abbastanza bene», ha detto, sottolineando che sia i soldati russi che quelli ucraini hanno partecipato alla missione di mantenimento della pace dell’Onu in Croazia.

Il gruppo di lavoro ha ribadito che la loro visita rientra nell’impalcatura internazionale in cui l’Ucraina è soggetta al diritto internazionale, ha dei confini riconosciuti e che tutti gli attori internazionali coinvolti, Francia, Russia Germania hanno ribadito il rispetto dell’integrità territoriale ucraina e per questo non ci può essere che una soluzione pacifica alla crisi del Donbas.

La visita della delegazione croata ha causato un tumulto dalla Russia, riporta Unian.

«Tuttavia, sembra che la Russia sia di un’opinione un po’ diversa», riporta Total Croatia News. Il ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione sulle attività della delegazione croata in Ucraina: «Abbiamo preso atto dei contatti tra le autorità ucraine e l’ex ministro croato della giustizia Vesna Skare-Ozbolt, l’ex viceministro degli Interni Josko Moric e l’ex capo della direzione per gli Espulsi, rimpatriati e rifugiati, Lovre Pejkovic, arrivati da Zagabria a Kiev alla fine di agosto. A giudicare dalle informazioni fornite dai media, le questioni discusse durante le riunioni comprendevano il “ritorno dei territori occupati” sulla base dell’esperienza della Croazia negli anni Novanta. Quell’esperienza è più che controversa, è negativa, per dirla senza mezzi termini. Basti ricordare i circa 250.000 rifugiati serbi, costretti a lasciare la Croazia dalle operazioni militari effettuate da Zagabria nel 1995, e le numerose vittime civili. Purtroppo, le loro rassicurazioni sulle “buone intenzioni” e sulla “necessità di ristabilire la fiducia reciproca” nelle zone di conflitto sono state usate come pretesto per fare pericolose dichiarazioni sulla “coercizione” e sull'”accettabilità” di alcuni “metodi di reintegrazione pacifica”.

Il fatto che Kiev sembri desideroso di raccogliere tali segnali è motivo di notevole preoccupazione, in quanto ignora in modo dimostrativo i propri obblighi chiaramente dichiarati nell’ambito del pacchetto di misure di Minsk. Pertanto, qualsiasi menzione di scenari per il Donbas che coinvolgono la forza sarebbe particolarmente dannoso e immorale ora, nei primi giorni della “tregua della scuola” confermata nel formato Normandia», si legge in una nota del ministero degli Affari Esteri russo. Mosca ha invitato «Zagabria a sfruttare ogni opportunità per incoraggiare Kiev ad attuare in modo coerente e incrollabile gli accordi di Minsk», nell’interesse di accelerare la soluzione pacifica della crisi ucraina e di una stabilizzazione duratura nell’Ucraina orientale».

Graziella Giangiulio