TURCHIA. Erdogan usa la Libia per minacciare l’Europa

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Receip Tayyip Erdogan, minaccia in maniera quasi diretta l’Europa perché il terrorismo potrebbe riprendere piede proprio dalla Libia. Peccato che sta già avvenendo, e proprio grazie a Erdogan e al governo dell’Akp. 

È proprio il governo Akp (emanazione della Fratellanza Musulmana), infatti, a inviare da tempo aerei carichi di terroristi addestrati dalle sue forze armate (tremila uomini stando a fonti locali) a rimpinguare le fila di quelle milizie che stanno devastando Tripoli (si vedano i continui bombardamenti della milizia di al Bugra su diverse aree della città – aeroporto compreso) in partenza da Istanbul e volte da Adana. Si tratta per lo più di qaedisti ex Hts (gruppo guidato da Mohammed al Joulani che ha sede a Idlib). Così come da tempo, i suoi uomini sono nella capitale libica e in teatro, operando con droni che non fanno certo ricognizione. 

Gli stessi jihadisti, sempre secondo fonti social, a Janzour (zona di Tripoli) avevano concordato con i trafficanti di uomini, un passaggio verso l’Italia con partenza da Az Zawiya, nei giorni scorsi.

È proprio il governo Erdogan, inoltre, che ha ricevuto il denaro dal Gna, precisamente della Banca Centrale libica, tramite Fathi Bashagha, quando la lira era in crisi (per non parlare dell’oro venezuelano in custodia, poi); ebbene il presidente turco fa, parafrasando la celebre frase del Padrino, una offerta all’Europa che non può rifiutare, sventolando la bandiera del Jihad che potrebbe colpire  l’Unione europea in caso di caduta di Fayez Serraj, cittadino anche britannico oltre  che libico. Quel Jihad che si riaffaccia sulle coste libiche anche grazie, o soprattuto grazie, ai charter che fanno la spola tra Turchia e Libia. 

Da fonti social media libiche, poi, si viene a sapere che l’Associazione dei produttori e lavoratori petroliferi delle regioni centrale e orientale, quelle del Gna, insomma denuncia che il Gna si è rifiutato di aumentare i salari indicando che la Corte dei conti non ha autorizzato l’aumento, ma oggi il Gna paga 2mila dollari al mese ai jihadisti siriani.

Ed è il settore petrolifero che sta scuotendo la situazione a poche ore dal “Congresso di Berlino”: la Missione Onu, altre fonti social riportano, non fa riferimento a jihadisti siriani ma indica che lo stop della produzione petrolifera avrà serie conseguenze; dove sta quindi la tutela dei diritti umani di cui parla Erdogan? 

E non apriamo il capitolo energetico, poi, perché non basterebbero i volumi della Treccani per descrivere la nuova – vecchia politica turca nel Mediterraneo.

Se “mamma li turchi” in Italia è un modo di dire, obsoleto, a breve potrebbe non esserlo più di fronte alla dantesca ignavia internazionale cui stiamo assistendo.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio