L’incompiuta rivoluzione tunisina

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TUNISIA – Tunisi 14/01/2016. Cinque anni dopo la fine del regime di Zinedine Ben Ali, fuggito in Arabia Saudita, il paese deve affrontare ancora molte sfide, tra cui quella della sicurezza e della disoccupazione giovanile, ad esempio.

La rivoluzione di Tunisi non ha ancora pienamente dato i suoi frutti, avverte Afrik.com: molti giovani non nascondono la propria delusione e il disincanto; si tratta degli stessi che erano sulle barricate, in prima linea contro la dittatura di Ben Ali.
Anche se non ha vissuto sconvolgimenti violenti come avvenuto in altri paesi arabi, la Tunisia deve ora affrontare la sfida della crescente insicurezza nel paese, vera bomba socio-economica. La recrudescenza degli attentati, che ha ucciso per la gran parte dei turisti stranieri, è la prova della difficoltà in cui versa Tunisi; l’insicurezza ha causato il crollo del turismo, volano importante dell’economia tunisina. Il Paese attualmente non ha i mezzi necessari per lottare efficacemente contro la minaccia terroristica che incombe sul paese.
Le autorità devono affrontare anche un altro problema: la partenza in massa di molti giovani uomini e donne che entrano nelle fila dello Stato islamico. In totale, quasi 6.000 giovani tunisini sono entrati in Daesh e solo 600 di loro sono tornati, indisturbati in pratica.
I disordini sociali ed economici presenti nella gioventù tunisina sono più attivi che mai: la disoccupazione di massa, uno dei fattori scatenanti della rivolta contro il regime di Ben Ali, è ancora alla base del malessere giovanile. All’inizio si sperava che la rivoluzione risolvesse il problema, ma i fatti stanno a dimostrare che le cose stanno diversamente; la rivoluzione non è ancora compiuta. E la nuova Tunisia per questi aspetti assomiglia molto alla vecchia, al regime della dittatura di Ben Alì.