IS minaccia la laicità della Tunisia?

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TUNISIA – Tunisi. 26/07/15. La testata http://aawsat.com ha pubblicato un articolo in cui si afferma che la Tunisia laica è diventata un bersaglio primario dei terroristi nel mondo.

Il dato dovrebbe far riflettere tutto il mondo perché lo Stato Islamico a differenza di altri gruppi terroristici ha intenzione di “islamizzare il mondo”, nella declinazione da loro scelta, per chi non è d’accordo c’è: la morte. Negli ultimi messaggi comunicativi inviati da IS, siano essi video, articoli, etc.,  è stata inserita una frase: «ci siamo e per rimanerci». Come a dire che “la questione tra loro e il resto del mondo è appena aperta”. E così mentre tutte le democrazie occidentali sono impegnate a trovare le soluzioni di guerra alla guerra, c’è un parte di mondo “arrabbiata” che sta sollevando quei coperchi chiusi e sigillati da anni anzi possiamo dire da oltre un secolo. 

Nessuno si preoccupa dell’aspetto sociologico del fenomeno IS, tutti sono o terrorizzati o pronti a fare la guerra, ma il cambiamento epocale socio-economico che questo gruppo strutturato sta imponendo all’Occidente non lo si vuole vedere. Il Vecchio Continente non è nuovo alle contaminazioni religiose e per fortuna, pagate nel corso della storia anche a caro prezzo. La novità ora è che lo Stato Islamico ci chiede di rinunciare alla laicità in funzione della loro presunta religiosità. Nello Stato Islamico ci sono 100 ulema (dotti musulmani di scienza religiosa) che stanno cercando di far quadrare i “tempi moderni” con la legge della Sharia, con il Corano, gli Adith, con l’evoluzione del linguaggio. Lo Stato Islamico a suo modo sta facendo un processo di revisionismo storico ad uso e consumo del “suo popolo”. In uno degli ultimi scritti pubblicati dal titolo: «Baghdad ancora non è presa», IS raccomanda ai combattenti di portare pazienza, di seguire la legge islamica e soprattutto di pensare all’educazione dei più piccoli, che saranno il futuro dello Stato Islamico, coloro che conquisteranno anche Roma. A seguire nel documento si fa l’elenco delle cose fatte: apertura di: scuole, tribunali, mercati, ospedali, ripristino della corrente elettrica, formazione del personale. Ed ora, si legge sempre nel documento, «si deve consolidare quanto è stato fatto». Questo documento è la prova, se ce ne fosse ancora bisogno, che lo Stato Islamico ha una chiara visione del suo futuro. E noi? Come intendiamo difendere la nostra laicità, i diritti acquisiti, integrando i cittadini musulmani che abbiamo sul nostro territorio? Come possiamo prevenire il passaggio dalla preghiera del venerdì (un diritto di tutti i credenti) al combattente in Siria? 

La rivista Aawsat sostiene che la fonte del male terrorismo ha una genesi: «I governi “post-rivoluzione” hanno fatto degli errori che hanno portato al terrorismo dilagante» E poi prosegue citando il sociologo Badra Qallol: «Ora è la Tunisia, la prima fonte di esportare terroristi in tutto il mondo, così affermano le statistiche e rapporti internazionali in questo settore, che è uno stato laico, dove diverse generazioni sono cresciute su approcci occidentali, naturalmente lontano dalle applicazioni religiose». In poche parole, proprio coloro che avrebbero dovuto portare un vento di cambiamento nel Paese sono coloro che più si arruolano e diventano terroristi. Badra Qallol, presidente del Centro Internazionale Tunisi Strategici e di Sicurezza e Studi Militari, ha riferito che vi sarebbero molti obiettivi tunisini militari e civili nel mirino di IS.

La Tunisia dal 2011 ad oggi è diventata un luogo dove arruolare, vi sono moltissimi giovani, che sono andati in Libia, Siria, Iraq ad addestrarsi e poi a combattere.

Badra Qallol ha detto alla rivista «Medio Oriente» che i risultati degli studi sociali e sulla sicurezza sul fenomeno del terrorismo e dell’estremismo tra i giovani sono «molto allarmanti e pericolosi». I governi, secondo il sociologo, «hanno tollerato a lungo i gruppi estremisti ed estremisti religiosi», nonostante le segnalazioni da parte della sicurezza al mondo politico non appena vi sono stati i primi segnali di pericolo. 

Badra Qallol ha riferito che in base a suoi studi, «c’è un vero e proprio allarme Tunisia dove le organizzazioni reclutano dei giovani, in particolare dopo che la Libia è diventata un paese dominato per lo più da militanti, alcuni dei quali noti appartenenti ad Al-Qaeda, e altri a un nuovo organizzazioni terroristiche del Maghreb, come ad esempio: (Ansar al-Sharia), e (Uqba), e (Assad Ibn al), e (l’alba di Libia ), e (Daash) (ISIS), e molte fazioni delle armate libiche con centinaia di uomini armati attivisti tunisini che si addestrano con loro in Tunisia e Libia, e già alcuni di loro sono coinvolti in azioni armate in Siria, Iraq e Afghanistan».

Gli ultimi dati in merito al reclutamento di jihadista tunisini parlano di 5.000 giovani. Il sociologo Badra Qallol ha anche riferito le motivazioni che hanno portato alla esacerbazione del terrorismo e la diffusione delle organizzazioni terroristiche tra cui: «problemi di identità, e le barriere psicologiche, e l’assenza di un’adeguata immunizzazione in presenza dei sostenitori dell’estremismo, e per incoraggiare terrorismo sotto l’interessante segmento di giovani, tra cui confusione tra il jihad per Allah e la partecipazione nell’omicidio di cittadini e turisti o coinvolgimento nell’uccisione di persone innocenti in Libia, Siria e Iraq».

Secondo il sociologo «la violenza politica e l’ampio concetto di terrorismo in Tunisia, in Libia e diversi paesi arabi nasce dalla repressione e mancanza di libertà prima della rivoluzione e dall’improvviso eccesso di libertà dopo l primavere arabe». Dopo la «primavera araba» in Tunisia «la diffusione dell’estremismo e del pensiero takfirista» si evolve dalla mancanza di indagini sugli individui che sono stati addestrati inviati e poi rientrati dalla Siria e Libia, così come vi è stata una mancanza di controllo sulle reti terroristiche, mafie, e criminalità organizzata.

Il jihadista tipo tunisino ha una fascia di età «che va dai 15 ai 30 anni, tra cui una parte significativa di adolescenti e socialmente emarginati, che sono caduti nella trappola di problemi psicologici a causa di la povertà e la disoccupazione, che ha reso questa categoria fragile (flusso di morte) alla polarizzazione dell’assenza di immunità culturale e sociale, condizioni che di fatto lasciano la porta aperta per le associazioni, moschee e seminari (predicazione) a seguito di ozio, che ha reso il (commercio di esseri umani e Odmgth) facile». Il presidente del Centro Internazionale per gli Studi Strategici e Sicurezza e governi militari tra i responsabili di questo declino giovanile inserisce anche il governo troika che tra il 2012 e il 2013 colpevole di «inazione politica e intrusioni da parte delle agenzie di intelligence regionali e internazionali per lo Stato tunisino militante politico gruppi».