Il fallimento di Ennahda

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ITALIA – Roma 31/10/2014. Non adesione alle regole democratiche ma tatticismo politico per il tunisino Ennahda.

Riconoscendo la sua sconfitta, riporta il quotidiano algerino lematindz.net, Ennahda, che intende rimanere in politica, vuole dare l’immagine di un partito islamista responsabile, accettando le regole del gioco. «Non si tratta di improvviso amore per i valori della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia, ma di realismo politico. Rached Ghannouchi, quando ha detto al Washington Post del 12 dicembre 2013, che “la Tunisia è l’ultima candela ancora accesa della Primavera araba, nonostante tutti i venti che soffiando contro”, si riferiva al fallimento della primavera araba». Il suo sostegno ai Fratelli musulmani egiziani, dopo la cacciata di Mohamed Morsi nel luglio 2013, sotto la pressione dei suoi mentori statunitensi ed europei che non volevano vedere la Tunisia trasformarsi come la Libia, e soprattutto dopo l’esplosione della violenza islamica sul Chambi e l’omicidio di Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, due leader della sinistra e progressista, sia il leader islamico che il suo partito si sono tatticamente ritirati dalle posizioni estremiste.
Inoltre, prosegue il giornale, la sconfitta del partito islamista si spiega con due anni e mezzo di potere di Ennahda, che aveva portato, sia a livello politico che istituzionale, alla decostruzione dello Stato, all’emergere della Lega per la Protezione della Rivoluzione, milizia islamista in qualità di una polizia parallela che ne aveva chiesto la dissoluzione progressiva, ad un tentativo di raccolta forzosa nei quartieri della zakat, al controllo delle moschee e a una «colpevole indulgenza» verso il movimento jihadista. E soprattutto aveva portato ad un aumento delle tensioni sociali a causa delle promesse non mantenute di miglioramento sociale delle fasce sociali più povere, ad un peggioramento del clima economico, ad un calo del turismo che mantiene quasi due milioni di persone, ad un aumento della disoccupazione e della povertà e ad un forte calo del Pil. Inoltre, «gli aiuti promessi dal Qatar in cambio dell’islamizzazione della società sono stati un enorme bluff», e la promessa di portare il “turismo islamico” in Tunisia fatta da Rached Ghannouchi, destinato a sostituire i milioni di visitatori occidentali, è stata soltanto una promessa. Alla fine, il suo slogan “l’Islam è la soluzione” e il progetto politico che c’era dietro è fallito.