THAILANDIA. Rivista la legge sul cybercrime

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di Luigi Medici THAILANDIA – Bangkok 19/12/2016. Il parlamento della Thailandia ha approvato una legge sul cyber-crime che secondo l’opposizione rafforza la capacità della giunta di sorvegliare il web; la libera espressione è stata severamente penalizzata dalla golpe del 2014.

Nonostante la forte critica pubblica, il parlamento il 16 dicembre ha votato all’unanimità una versione aggiornata della legge “Computer Crimes”, con 167 voti favorevoli e cinque astensioni.

Il nuovo re della Thailandia Maha Vajiralongkorn dovrà firmare fuori prima che diventi legge; il governo ha detto che la legge aveva bisogno di essere modernizzata.

Ma i gruppi per i diritti avvertono che la versione rivista è ancora vagamente formulata rispetto alla versione precedente, ampliando l’ambito dei poteri di sorveglianza e di censura del governo.

Sono previsti fino a cinque anni di carcere per l’inserimento di «false informazioni in un sistema informatico che metta in pericolo la sicurezza nazionale, la pubblica sicurezza, la stabilità economica nazionale o le infrastrutture pubbliche, o provocano il panico», secondo una versione della legge pubblicata dal Thai Netizen Network, un gruppo di pressione sulla libertà di internet.

Una delle aggiunte più controverse è la creazione di un comitato di cinque persone che possono chiedere l’approvazione del tribunale per rimuovere contenuti online considerati una violazione della “morale pubblica”. Su cosa poi sia morale pubblica è termine assai vago e relativo.

Un’altra nuova clausola autorizza le autorità a richiedere utente e traffico dati provenienti da fornitori di servizi Internet senza un mandato tribunale, sollevando problemi di privacy.