TERRORISMO. Da Nizza a Vienna un sottile filo rosso

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Parlare di attacchi terroristici a evento drammatico avvenuto sembra sempre facile, parlarne prima, in forma preventiva si rischia di essere la novella Cassandra. Resta comunque il dovere di informare e comprendere cosa sta accadendo e perché c’è un ritorno di attacchi terroristici nel mondo. Sì nel mondo: Nizza e Vienna infatti, sono solo due città del globo, dove Daesh ha compiuto attacchi terroristici nelle ultime due settimane. Ci sono, infatti, territori dove Daesh non se ne mai andato: Siria e Iraq: Badiyah siriana, area di Homs, Deir Ez Zor, Raqqa, per la Siria; Salahuddin, Diyala, Kirkuk, Anbar, Ninive e area di Tarmiyah a nord della capitale, e Babilonia, per l’Iraq. Con un solo episodio a sud: Najaf due settimane fa.

In queste città, villaggi, ogni giorno i contadini, gli allevatori, i sindaci, i poliziotti, giudici, leader delle milizie, rischiano la loro vita. Daesh si è specializzato in attacchi con IED, uso di cecchini, bombe adesive nelle auto delle personalità da colpire, e ancora sequestri e successiva decapitazione dei rapiti attraverso imboscate. Poi ci sono nuove aree dove intendono radicarsi come la città di Macimboa da Praia, regione di Cabo Delgado, e hinterland del Mozambico spingendo la conquista verso il Kenya dove hanno attaccato due settimane fa, e ancora in Repubblica Democratica del Congo dove mirano ad estendersi fino ad arrivare al lago Kivu. Il tutto sotto gli occhi della comunità internazionale e dei governi locali, che in alcuni casi negano persino a presenza di Daesh.

Poi ci sono le aree dove non è importante radicarsi subito ma è fondamentale mantenere costante il terrore in attesa che il tempo faccia il suo corso, e stiamo parlando dell’Occidente e soprattutto la Vecchia Europa così fertile per le cellule terroristiche perché le norme europee sono garantiste e quindi finché non compiono un attentato terroristico anche i futuri attaccanti hanno dei diritti. 

Nel frattempo i reclutatori continuano indisturbati il loro lavoro di indottrinamento e creano cellule dormienti, e si preparano ad attivarsi quando verrà loro richiesto. In questo viene in aiuto anche il ritorno dei foreign fighters, nelle loro nazioni, e dei mercenari in fuga da Libia e Azerbaijan, verso l’Europa sulla rotta dei migranti. Un aspetto della guerra che Daesh ha dichiarato al mondo, e che nessuno ha mai sconfitto fino ad ora, è la presenza ISIS nella social sfera: è migrata, è stata ricostruita ad ogni attacco delle autorità ed ora è sparpagliata in chiaro in almeno 14 piattaforme social, quelle che usiamo tutti tutti i giorni per comunicare con amici e parenti, per non parlare poi di quello che succede nel deep web o dark web. A differenza di quello che si legge sulla stampa di questi giorni per Daesh comunicare le sue intenzioni è molto facile e agisce sempre sotto gli occhi di tutti solo che non tutti sanno leggere quello che Daesh scrive.

E questo è il problema. Le strutture di intelligence, in Italia, e all’estero sono vecchie, formate da persone che non son avvezze a muoversi sulla social sfera e non abbastanza rapidi, anche per motivi normativi, a cogliere il cambiamento a dispetto di quanto si vede nelle serie Tv. Rincorrere la social sfera Daesh come quella qaedista o degli insurrezionali o di qualsiasi gruppo malintenzionato, è un lavoro, che deve essere svolto con molta umiltà e dedizione da giovani nativi digitali, guidati da esperti che fanno questo di mestiere e non da signori blasonati in aria di pensione che dicono di saper fare tutto, soprattutto gli analisti esperti in terrorismo. Per tornare alla cronaca sono almeno due gli eventi che hanno chiamato le cellule dormienti nell’Occidente a muoversi: ricordiamo che oltre a Nizza e Vienna ci sono casi sospetti in Ucraina, investimento sulla folla; Russia, uccisione di un terrorista mentre stava per compiere un attentato, un sedicenne; Canada attacco all’arma bianca almeno due morti e quattro feriti; Parigi diversi attacchi all’arma bianca.

Il primo evento scatenante è stata la pubblicazione delle vignette satiriche del settimanale Charilie Hebdo, in occasione della ripresa del processo contro gli attentatori alla sede della rivista. Vignette che giustamente hanno fatto scendere in campo il presidente francese Emmanuel Macron, in difesa della cultura francese. Questo evento ha creato nel mondo musulmano molta indignazione, molti imam hanno chiesto il boicottaggio dei prodotti francesi; in Iraq per esempio, che ha firmato importanti accordi economici con Parigi, sono iniziate manifestazioni, soprattutto nel sud del paese che chiedono di rescindere gli accordi.

Anche Daesh ha iniziato la sua richiesta di insurrezione: inizialmente ha cominciato col dire che boicottare i prodotti francesi non serviva a nulla perché l’offesa al Profeta era troppo grande; poi ha cominciato a chiedere alle cellule dormienti del web di scrivere, ideare campagne mediatiche contro la Francia. Nel frattempo il 18 ottobre è uscito un discorso di incitamento all’odio e propedeutico alla chiamata alle armi per tutte le cellule del nuovo portavoce di Daesh, Abu Hamza al Quraishy, il cui titolo è: Raccontagli la storia affinché essi possano riflettere e a cui ha fatto seguito una nuova campagna mediatica che è anche una chiamata uccidere: Rispondi alla chiamata.

Dal quel momento in poi e per sette giorni, ogni comunicato di rivendicazione di Daesh nel mondo dal’Africa al Medio oriente conteneva la frase: di coloro che hanno risposto alla chiamata. Discorso del portavoce Daesh che lo scorso fine settimana è stato tradotto in tutte le lingue dello Stato Islamico liquido: Inglese, Francese, Uzbeko, Russo, Curdo, Hindi, Pashto, Albanese, Amarico, Somalo.

Infine, come accade sempre, dal 2012 ad oggi, è arrivato un video, la notte prima degli attacchi di Nizza edito da Asawirti Media e postato on line in chiaro dove si riprendevano le parole del portavoce più carismatico dello Stato Islamico ucciso nel 2016, Muhammad al Adnani, secondo cui la Francia è il nemico più grande dello Stato Islamico e per questo i francesi e i siti sensibili francesi andavano attaccati cercando di fare più morti possibile. Il video si chiude con una citazione dal corano, estrapolata fuori dal suo reale contesto, Sura 2 verso 191, un evergreen di Daesh: uccideteli ovunque li troviate.

L’attacco di Vienna rivendicato il 3 novembre alle 18.43 con info notizia A’Maq, agenzia di stampa dello Stato Islamico ufficiale, con un post da Nashir News casa di produzione delle rivendicazioni Daesh e infine un video del giuramento al nuovo Califfo Abu Ibrahim al Qurashy edito A’Maq di uno degli attentatori si chiude con: In risposta alla chiamata.

Ora possiamo chiederci se stiamo facendo tutto quanto è in nostro potere per combattere lo Stato Islamico per proteggere la vita dei cittadini, ma non possiamo dire che Daesh è formato solo da un piccolo gruppo sparuto di persone che a caso attacca nel mondo. Ogni cellula di Daesh è formata di almeno sei persone e l’attaccante di solito è la parte terminale. Se tanto ci da tanto per dare vita ai sei attacchi simultanei di Vienna ci sono volute circa 40 persone. Forse la Vecchia Europa è il caso che cominci a svecchiarsi almeno nelle azioni di prevenzione.

Graziella Giangiulio e Antonio Albanese