2050: Terminator tra di noi

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STATI UNITI D’AMERICA – Washington 27/07/2015. Nel 2050, la Difesa statunitense prevede uno scenario bellico molto simile a quello visionario narrato da James Cameron in Terminator o quelli della space opera fantascentifica di Fred Saberhagen, Berserker.

In uno studio prodotto al termine di un seminario tenuto dallo US Army Research Laboratory si prospettano scenari che sembrano tratti direttamente dalla sceneggiatura di Cameron. Lo studio, “Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050“, è stato prodotto attraverso la discussione, fatta da esperti di diversa estrazione, sugli scenari futuri della guerra da oggi al 2050. «Il gruppo ha identificato e discusso 7 interconnesse capacità future» si legge nell’abstract dello studio, «che si pensa differenzieranno il campo di battaglia del futuro rispetto a capacità e impegni correnti: esseri umani potenziati; processi decisionali automatizzati e autonomi; disinformazione come arma; micro-targeting; processo di auto-organizzazione e decisionale collettivo su larga scala; modellazione cognitiva dell’avversario; capacità di comprendere e affrontare un ambiente informativo imperfetto».
Il seminario ha concluso che una sfida cruciale della metà del XXI secolo coinvolgerà con successo la gestione e l’integrazione dei battaglioni, squadre e sciami di robot che avrebbero agito in modo indipendente o in collaborazione tra di loro, come intraprendere una serie di missioni tra cui la gestione e la protezione delle reti di comunicazioni e delle informazioni e la fornitura di informazioni di qualità per le decisioni degli esseri umani.
Interessante, anche se meno “fantascientifico” in senso filmico, è il punto relativo alla disinformazione come arma, che sembra arrivare direttamente da Citizan Kane (Quarto Potere) di Orson Welles. Ve lo proponiamo senza commentarlo perché talmente chiaro da non necessitare ulteriori commenti da parte nostra: «2.2.3 La disinformazione come arma.
Quando l’unica informazione che un soldato riceveva proveniva da poche fonti autorevoli e affidabili, determinare la fonte delle informazioni non era un problema. Naturalmente, questo significava anche che i soldati spesso non avessero sufficiente comprensione dei fini operativi e del contesto, e quindi, erano meno in grado di esercitare la propria iniziativa e affrontare attivamente situazioni che cambiano in maniera dinamica. Poiché le informazioni sono state separate dalla catena di comando, i soldati hanno cominciato ad avere sì accesso a più fonti di informazione, ma hanno anche ereditato il problema di valutare la qualità delle fonti di informazione. Questa tendenza, entro il 2050, porterà ad un ambiente “ricco di informazioni” (qualcuno potrebbe chiamarla “condizione di sovraccarico di informazioni”), dove sarà difficile per un individuo valutare la qualità (correttezza, autenticità, sicurezza) di ogni singola informazione. Questo rende gli attacchi che usano la disinformazione relativamente difficile da rilevare. Così, un po’ di disinformazione ben piazzata potrebbe riuscire a minare la fiducia, creare confusione, ritardare le decisioni, e prendere con più probabilità decisioni errate. Entro il 2050, prevediamo che sarà utilizzata la disinformazione sensoriale (cioè input contraffatti che ingannano i diversi sensi), fornendo così più modi per confondere, ritardare, e reindirizzare gli avversari. Questo sviluppo è probabile, perché è sempre facile sintetizzare materiale credibile che è, in effetti, fuorviante. La disinformazione (l’inganno) è sempre stata un’arma interessante per il sua relativamente basso costo e la natura segreta (che non consente facilmente di risalire alla vera fonte). Esistono alcuni modi per contrastare la disinformazione, il più diretto ed evidente dei quali è quello di essere in grado di autenticare le fonti disponibili o trovare quelle che sono fonti attendibili. Per timore che questo fatto non comporti il negare noi stessi l’intera gamma di buone informazioni disponibili, dobbiamo essere in grado di utilizzare diverse forme di analisi (analisi del contesto e analisi di data mining) per arrivare a conclusioni adeguate circa la veridicità delle informazioni. Altri mezzi prevedono processi di formazione per gli individui tesi ad essere essere operatori vigili e meno dipendenti dalla disponibilità di informazioni “perfette”. Un altro è di essere più bravi nel disinformazione rispetto agli avversario, un fatto che potrebbe trattenerli dal compiere operai disinformazione. Lo strumento migliore è adottare una strategia che comprometta fonti attendibili».