TAIWAN. Le imprese di Taiwan prime vittime dei dazi USA

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Le imprese taiwanesi stanno valutando se trasferire le attività produttive dalla Cina in caso di guerra commerciale con gli Stati Uniti. Sarebbe estremamente costoso, ma è probabile che le società dell’isola siano tra le principali perdenti in caso di una guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali.

Secondo le stime, quasi un quinto delle società taiwanesi potrebbe subire le conseguenze delle ricadute economiche negative derivanti dalla guerra. Taipei dice che circa 50.000 taiwanesi hanno fondato società e investito in Cina a partire dal luglio dello scorso anno e l’isola è anche un importante fornitore di componenti per la Cina. Queste esportazioni, circa il 2% del prodotto interno lordo di Taiwan, vengono utilizzate per la fabbricazione di smartphone e altri dispositivi elettronici, riporta il South China Morning Post.

Molti di essi vengono spediti in America e potrebbero pertanto essere gravemente danneggiati dalle tariffe statunitensi. La prima serie di dazi punitivi del 25% entrerà in vigore il 6 giugno e riguarderà oltre 800 importazioni cinesi per un valore di 34 miliardi di dollari. Washington dovrebbe annunciare una seconda serie di tariffe per altri 16 miliardi di dollari di merci entro due mesi e le sanzioni combinate riguarderanno di tutto: dalle macchine utensili agli aerei ai touch screen.

In caso di rappresaglie da parte di Pechino, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato un ulteriore 10 per cento dei dazi doganali su 200 miliardi di dollari di merci. Le minacce hanno preoccupato i dirigenti delle aziende di Taiwan che hanno impianti di produzione in Cina. Il governo taiwanese ha finora cercato di sdrammatizzare il possibile impatto di una guerra commerciale. Alla fine di giugno una valutazione del Consiglio di Sicurezza Nazionale ha detto che la “lista uno” delle sanzioni degli Stati Uniti, che dovrebbe entrare in vigore il 6 luglio, avrebbe avuto «scarso effetto sulle industrie collegate di Taiwan e le società taiwanesi con sede in Cina».

Ha, inoltre, affermato che anche l’impatto dell’”elenco due” sarebbe stato limitato in quanto le imprese taiwanesi non erano fornitori principali delle industrie interessate. Il governo di Tsai Ing-wen ha suggerito che le imprese taiwanesi investano direttamente negli Stati Uniti o trasferiscano le loro attività a Taiwan o in altri paesi.

Antonio Albanese