SUDAFRICA. Pretoria resta nella CPI

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Il Sud Africa il 7 marzo ha revocato ufficialmente il suo ritiro dalla Corte penale internazionale dopo l’Alta Corte sudafricana ha bloccato la proposta di uscire dal tribunale internazionale per i crimini di guerra.

Il Sud Africa ha comunicato al segretario generale Antonio Guterres che a causa della decisione dell’Alta Corte, «lo strumento del ritiro è stato giudicato incostituzionale e non valido», secondo un documento pubblicato sul sito web delle Nazioni Unite.

Al fine di aderire alla sentenza del tribunale del mese scorso, secondo cui occorreva il voto del parlamento del Sud Africa per il ritiro dalla Cpi, la prevista uscita sarebbe stata revocata «con effetto immediato», secondo il documento delle Nazioni Unite.

Pretoria aveva inizialmente notificato alle Nazioni Unite la sua intenzione di ritirarsi nel mese di ottobre, un ritiro che avrebbe reso il Sudafrica il primo paese a uscire dal tribunale nel mese di ottobre di quest’anno.

Il ministro della Giustizia sudafricano Michael Masutha aveva detto il mese scorso che la sentenza del tribunale era solo un ritardo che non avrebbe fermato la volontà del governo di lasciare la Cpi, accusata di trattare ingiustamente i governi africani e che secondo Pretoria era in contrasto con le leggi diplomatiche sudafricane sull’immunità.

Pretoria aveva annunciato la sua intenzione di uscire nel 2015 dopo che la Cpi aveva criticato Pretoria per aver ignorato l’ordine di arrestare il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, accusato di genocidio e crimini di guerra, accuse che lo stesso nega.

La Cpi, lanciata nel luglio 2002 con 124 stati membri, è la prima entità giuridica con giurisdizione internazionale permanente per perseguire il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra.

Tre stati africani, Sud Africa, Gambia e Burundi, l’anno scorso avevano segnalato la loro intenzione di lasciare la Cpi. Il presidente del Gambia Adama Barrow, eletto a dicembre 2016, ha detto all’inizio di questo mese che la nazione dell’Africa occidentale sarebbe rimasta dentro il tribunale.

Lucia Giannini