STATO ISLAMICO. Riprenderemo l’Andalusia e Al Aqsa

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La causa della “liberazione” dei siti sacri dell’Islam da quelli che Isis definisce “occupanti sionisti, crociati, apostati e politeisti” sta diventando sempre più centrale nella comunicazione mediatica dello Stato Islamico.

Dopo la nuova chiamata alle armi per liberare al-Aqsa, a Gerusalemme, che il Califfato ha fatto a gennaio dopo il Deal of the Century, si è registrata una crescente attenzione per quei siti collocati in territori dove sono oggi presenti i nemici dello Stato Islamico di Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. Questa tendenza è diventata evidente, dopo al-Aqsa, anche con Hagia Sophia a Istambul, riconvertita in moschea lo scorso mese. Questa è stata una scelta fortemente criticata dallo Stato Islamico non tanto per il fatto che sia tornata a essere un luogo di culto bensì perché a farlo è stato il Presidente Erdogan, ormai punto di riferimento per la Fratellanza Musulmana, considerata apostata dal Califfato rifondato da Abu Bakr al-Baghdadi.

In linea con questo trend mediatico dedicato ai siti sacri in mano ai nemici di Daesh, è l’ultimo numero del magazine in lingua inglese, Sawt al-Hind (The Voice of Hind), realizzato dalla casa editrice al-Qitaal Media. In questo specifico caso, si dedica un intero articolo alla questione della vicenda della moschea di Babri Masjid, in India, distrutta nel 1992 a opera di nazionalisti indù e oggi tornata centrale nel dibattito regionale in quanto, a seguito di una sentenza della Corte Suprema dell’India, si sta procedendo verso la costruzione di un tempio dedicato a Rama.

Dopo al-Aqsa, Hagia Sophia e Babri Masjid, un quarto sito, o meglio dire regione, molto importante per i jihadisti è tornata a essere l’Andalusia. Nello specifico, i supporter di Daesh, ma anche di al-Qaeda, sperano di riconquistare siti come la Grande Moschea di Cordova, oggi Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, e l’Alhambra di Granada, la cui immagine è stata diffusa di recente nella social media sfera di Daesh, accompagna da una bandiera della Shahada.

Un post comparso nella rete jihadista è presente l’invito a riprendere la regione spagnola: «La nostra civiltà islamica, all’inizio del VII secolo, si diffuse sia in Oriente che in Occidente. All’inizio dell’VIII secolo, nell’anno 711, entrammo nella penisola iberica dal Nord Africa, famiglie arabe dell’est, così come gruppi berberi del Maghreb, che gradualmente si stabilirono nelle terre di al-Andalus. Per questo dobbiamo lottare per ciò che è nostro e per ciò che ci è stato tolto senza contemplazione, lo dobbiamo all’onnipotente Allah!».

Redazione