STATO ISLAMICO. Ma il Califfo è una spia USA? Atroce dubbio dei social DAESH

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Una delle notizie più commentate di recente all’interno della social media sfera di Daesh/ISIS, riguarda il Califfo Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi che, ancora una volta, viene identificato nella persona di Muhammad Sa’id Abd al-Rahman (al-Mawla), nonostante non ci sia ancora una conferma da parte del diretto interessato o della sua organizzazione. Questo personaggio è tornato centrale in quanto il Combating Terrorism Center C) di West Point ha pubblicato il 17 settembre tre ‘tactical interrogation reports’, Tir, del 2008 declassificati riguardanti proprio al-Mawla, fornendo informazioni riguardanti la sua presunta identità e il suo operato come presunto informatore statunitense.

Dalla scheda introduttiva di questi Tir, si apprende che il presunto Califfo di Daesh sia innanzitutto un arabo e non un turkmeno, nonostante le notizie che giravano all’inizio. L’errore, se le notizie dovessero esser confermate, potrebbe esser nato dal fatto che il soggetto in questione provenga in teoria dagli al-Slibi, tribù di al-Mawla, situate in zone a maggioranza turkmena in Iraq ma arabe. Sempre da questi Tactical Interrogation Reports, si apprende che al-Mawla sarebbe nato nel 1976 non presso Tal Afar, come precedentemente comunicato da vari media internazionali, ma presso la città di Mahalabiyah. Sempre dai file, si apprende che avrebbe una moglie, Isra Abd al Rahman Ali, e un figlio, mentre la sua defunta madre si chiamava Samira Sharif Abd al Qadir. Nel 2007, il presunto Califfo è diventato vice Wali di Mosul e l’anno successivo è stato arrestato dagli Stati Uniti d’America.

Dai documenti rilasciati dal Ctc di West Point, si apprende che durante l’interrogatorio al-Mawla avrebbe dichiarato di essere un Sufi, e di non aver mai fatto ‘Bay’a’ all’allora Stato Islamico dell’Iraq, in quanto impaurito da loro. Fonti del Ctc confermerebbero che egli effettivamente appartenesse all’ordine dei Sufi. Sempre le stesse fonti avrebbero riferito che, al fine di dissociarsi e non avere problemi, la tribù Mawla ha contattato le attuali autorità governative a Mahalabiyah per comunicare che Muammad Sa’id Abd al-Rahman era diventato un anno fa il Califfo di Daesh dopo la morte di al-Baghdadi. Secondo sempre gli stessi file, Amir al Mawla era l’Imam della Moschea Furqan a Mosul nel 2007 prima del suo arresto.

Dai report degli interrogatori, si apprende che al-Mawla nel 2008 fornì informazioni dettagliante riguardanti lo Stato Islamico dell’Iraq e al-Qaeda. La prima era ancora affiliata alla seconda, guidata ai tempi da Osama Bin Laden. Il Califfo Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi durante quegli interrogatori avrebbe tradito almeno diciannove compagni di ISIS e raccontato la struttura completa dell’organizzazione per quanto riguarda Mosul, fornendo nomi, numeri di telefono e altro ancora.

La domanda di molti post di commento è: «L’Emiro dello Stato islamico, mentre era imprigionato a Camp Bucca, ha fornito informazioni sui mujaheddin che hanno aiutato a uccidere e arrestare molti di loro?». Una questione complessa e delicata per lo Stato Islamico. È innanzitutto importante precisare, sempre per l’account in questione, che l’obiettivo di diramare quei TIR non è di certo quella di far uscire allo scoperto il neo Califfo con un discorso audio. «Gli USA‚» si afferma nei canali social pro Daesh, «non hanno bisogno di ricorrere a queste azioni, anche se un ipotetico audio potrebbe aiutare a rilevare ipotetiche posizioni. Per individuare membri di spicco di Daesh, gli USA ricorrerebbero più a membri infiltrati ed ex combattenti nelle carceri piuttosto che intercettare le posizioni in base agli audio di al-Furqan Media. Questo sarebbe avvenuto anche per quanto riguarda l’uccisione di al-Baghdadi, grazie a informazioni di soggetti vicini all’ex Califfo».

In merito a questi file, l’account afferma che, in base ai nomi presenti al proprio interno di soggetti che sarebbero stati traditi, si può affermare che è plausibile che al-Mawla abbia denunciato i propri compagni. È probabile che lo stesso e presunto attuale Califfo sia stato arrestato a seguito di informazioni fornite da propri ex compagni. Era la norma a quanto pare. I nomi e le figure menzionate nei Tir sono per lo più reali e noti, e si sono uniti allo Stato Islamico a Mosul nello stesso momento in cui Abdullah Qardash è stato arrestato. Pertanto, l’ipotesi – concludono i post di commento – che abbia effettivamente fornito informazioni sui Mujaheddin rimane un’ipotesi ragionevole e valida perché riflette la realtà in cui vivevano i mujaheddin in Iraq in generale e, in particolare, quelli di Mosul.

Se queste notizie dovessero confermate, aprirebbero probabilmente all’interno dell’organizzazione una diatriba e la possibile deposizione del Califfo. Ed è forse questo l’obiettivo della desecretazione di questi file che, anche se falsi, instillerebbero comunque il dubbio tra i supporter Daesh.

Redazione