STATO ISLAMICO Le spose europee di ISIS vogliono andare in Somalia

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Decine di cittadini europei di origine somala che si sono uniti allo Stato islamico in Siria e Iraq vogliono andare in Somalia a causa della riluttanza dei paesi europei nel riprenderli. Attraverso i loro genitori, le cosiddette spose dello Stato islamico e i loro figli hanno chiesto al governo somalo di accoglierle.

Secondo quanto riporta Garoweonline, VoA Somalia ha ottenuto la lista di 23 donne e 34 bambini che ora sono detenuti nel campo di al Hol nel nord della Siria e che sono disposti a andare in Somalia.

I parenti dicono che le spose Isis hanno espresso “rammarico” e accettano di aver commesso un “errore” nel lasciare l’Europa per recarsi in Siria.

Alcune delle donne hanno perso la cittadinanza europea, inglese tedesca o di altri paesi nordeuropei. I funzionari del governo somalo dicono di aver ricevuto la lista delle spose dello Stato islamico e dei loro figli nel campo di al-Hol, ma non hanno ancora deciso se fare o meno loro un’offerta.

L’ambasciatore della Somalia presso l’Unione Europea, Ali Said Faqi, che è stato in contatto con le famiglie, dice che il governo somalo ha iniziato a indagare sulle diverse situazioni: «Stiamo indagando, abbiamo bisogno di informazioni complete (…) Chi sono queste donne? Ci sono uomini somali in Siria che hanno avuto figli con donne straniere, vogliono che anche i loro figli vengano qui. È una cosa complessa, richiede un’attenta considerazione».

L’ambasciatore Faqi, di fronte al rifiuto possibile, vede una via d’uscita per loro se si rivelano sincere nel rinunciare alla loro ideologia jihadista: «Se uno di loro, membro di un’organizzazione terroristica ci rinuncia, il governo li accoglie, in questo momento; queste donne rientreranno in questa categoria».

Per i servizi segreti somali, il governo dovrebbe invece esercitare “cautela” e assicurarsi che non accadano trasferimenti o successivi episodi spiacevoli. Le autorità dovrebbero poi assicurarsi che questi “rimpatriati” non vengano immessi nelle comunità finché non vengano completamente riabilitati.

Luigi Medici