SIRIA. Mosca, Teheran e Ankara: 3 partite diverse nello scacchiere siriano

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Lo scenario siriano si rivela in questi giorni in tutta la sua complessità: gli intrecci fra aspetti economici e militari, nonché i progetti geopolitici di nazioni come Turchia ed Iran ci restituiscono una matassa difficile da sbrogliare. Una istantanea della situazione vede dal punto di vista geopolitico l’Iran come forza commerciale e militare che tenta di sfruttare il suo ascendente politico-religioso sia sulla Siria sia sull’Iraq al fine di garantirsi una via commerciale che vada da Teheran fino al mar Mediterraneo e permetta di scardinare la politica sanzionatoria degli Stati Uniti nei suoi confronti. La produttività dell’Iran necessita disperatamente di mercati esteri in cui imporre i propri beni di consumo mentre il petrolio deve transitare per vie alternative al canale di Suez. 

Tutto questo viene visto di cattivo occhio da Israele che ha in Teheran il suo nemico mortale. Per Israele non è concepibile che Hezbollah o i Guardiani della rivoluzione mettano piede in Siria, almeno non oltre quanto non abbiano già fatto. Altro discorso totalmente analogo vede l’opposizione del blocco israelo-americano ai progetti del nucleare iraniano che viene tirato in ballo da Tel Aviv ogni qual volta decida di attaccare le propaggini dell’Iran in Siria ed Iraq come nel caso del bombardamento della base “Imam Ali” ad Al Bukamal. 

Certo dell’appoggio americano in funzione anti-iraniana, il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu deve fare i conti con il fatto che nell’area siriana forse il miglior alleato che può bloccare i progetti iraniani è invece la Russia che tollera la presenza di Teheran fintanto ché i suoi progetti portuali su Baniyas si mantengono al di sotto della soglia di attenzione. 

Sul piano della dialettica politica e diplomatica Teheran appoggia il presidente Bashir Al Assad e la sua visione di una Siria unita dal punto di vista territoriale, fatto che tuttavia cozza con le aspettative americane, turche, curde, dell’ONU ed, almeno in parte, europee. La Russia si incunea in questo secondo schieramento che essendo totalmente disomogeneo (si pensi ad esempio ai rapporti tra USA e Turchia sulla questione del Kurdistan siriano) permette a Mosca di perseguire i suoi progetti a Tartus, Latakia e nella lotta al terrorismo, mentre nel contempo può fungere a mediatore delle istanze commerciali iraniane e di quelle territoriali di Israele. 

Netanyahu ha infatti incontrato il presidente russo Vladimir Putin incentrando la discussione sull’opportunità che quest’ultimo si schieri contro il nucleare iraniano. La Russia conduce la sua politica in Siria tramite, ovviamente, il suo ministro degli Affari esteri Sergei Lavrov che si è detto soddisfatto sin qui degli sforzi militari nel paese in quanto stanno portando ad una situazione di stabilità e pace. Sul piano politico Lavrov si è detto favorevole alla costituzione di un Comitato costituzionale siriano, a cui l’Iran ha già dato il suo assenso, al fine di provare come la compagine interna siriana stia procedendo spedita verso la fine del conflitto. Da una veloce analisi degli eventi possiamo tuttavia dire che forse Lavrov è “eccessivamente ottimista”. 

L’inviato delle Nazioni Unite in Siria, Geir Pedersen, che si sta appunto occupando del Comitato costituzionale ha riferito la posizione turca, che era andato settimana scorsa a sondare, alla delegazione di negoziatori del governo di Assad.

La comunità internazionale cerca comunque di ostacolare il ruolo della Russia come mediatore in Siria facendo notare come i mesi di bombardamenti nell’area a sud di Idlib, congiuntamente con le forze di Assad, abbiano causato seri danni al tessuto sociale in particolare evidenziando come i raid russi non abbiano risparmiato cliniche ed ospedali nell’area. 

Per contro interviene la portavoce del ministero degli Affari esteri russo, Maria Zakharova, la quale nota come i curdi, nelle loro varie formazioni YPG, SDF, PKK e Consigli militari cittadini, supportati dagli americani, si siano segnalati per scontri di natura settaria con la comunità araba presente nel Kurdistan siriano. La Zakharova ha parlato di più di 60 scontri fra curdi e arabi nelle aree a nord-est della Siria nel mese di agosto. 

Nel tentativo di risolvere questo groviglio di divergenze e punti in comune, il 16 settembre prossimo, Russia, Turchia ed Iran terranno un incontro trilaterale che avrà come focus lo scenario siriano.

Redazione