Siria. Ginevra II unica soluzione per la Lega Araba

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USA – New York 06/10/2013. Il Segretario generale della Lega Araba, Nabil Elaraby, ha invitato l’opposizione siriana a trovare una posizione unitaria per partecipare alla Conferenza Ginevra II.

In un’intervista con il quotidiano Al-Hayat, a latere dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Elaraby ha detto che la soluzione in Siria «deve essere politica, mentre molti nell’opposizione siriana credono che l’intervento militare sia l’unica soluzione». Elaraby ha confermato che sono in corso discussioni per decidere durante la conferenza della possibilità di «formare un organo governativo per il periodo di transizione», in modo da evitare il collasso della Siria. Ha anche detto che «tutte le parti hanno convenuto sul fatto che l’organo governativo di transizione dovrebbe includere esercito e servizi segreti».

Della Siria e delle implicazioni internazionali Elaraby ne ha parlato in un incontro avuto con il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javas Zarif, con cui ha affermato di avere un rapporto di amicizia pluridecennale. 

«Tutti i paesi arabi, con tutte le loro diverse inclinazioni d’accordo su una sola idea: la necessità di una soluzione politica e la necessità di tenere la conferenza di Ginevra II. Se siete una parte del problema, si deve essere una parte della soluzione . Gli ho chiesto se era d’accordo ad andare a Ginevra. Mi ha detto che: “Lo facciamo, ma senza condizioni, senza che nessuno ci debba imporre condizioni”». Elaraby ammette che l’incontro  «è stato una iniziativa personale ma che questo è il desiderio dei paesi arabi (…) La Lega Araba ha deciso il 22 maggio 2012, di sottoporre la questione al Consiglio di sicurezza Onu, come richiesto dalle disposizioni del Capitolo VIII della Carta delle Nazioni Unite. Siamo un’organizzazione regionale e dobbiamo impegnarci per l’organizzazione madre, l’Onu. Abbiamo collaborato alla nomina di un inviato speciale, Kofi Annan. In questo contesto, siamo andati insieme a Ginevra. Certo , si sa che l’Onu è il principale attore (…) A mio avviso, è sbagliato che il problema siriano, che ha creato a quattro milioni di sfollati, oltre un centinaio di migliaio di morti e infiniti rifugiati in molti paesi, si riduca a trattare la questione delle armi chimiche, nonostante la sua importanza: è l’intero problema che deve essere affrontato. E questo non accadrà se non in occasione della conferenza di Ginevra». In merito alla partecipazione a Ginevra II, Elaraby è ancora più chiaro: «Non è stato ancora deciso chi parteciperà a Ginevra. Non è stato ancora stabilito se i paesi arabi saranno invitati (…) C’è un nuovo sviluppo poi: ora c’è un ruolo per il governo siriano e per il presidente Bashar al -Assad in attuazione dell’accordo per quanto riguarda lo smantellamento delle armi chimiche . E perciò la data delle elezioni presidenziali in Siria e la data di completamento per la distruzione delle armi chimiche possono coincidere (…) Al contrario , il problema dell’opposizione è che è composta da raggruppamenti diversi (…) Ci sono contatti costanti. L’opposizione mi ha chiesto cose di cui non voglio parlare ora (…) Ci sono ancora molti nell’opposizione, e non posso citarne i nomi, che vedono una soluzione solo militare . E nella Lega araba, nonostante le nostre diverse provenienze e orientamenti, pensiamo che la soluzione deve essere una soluzione politica (…) Nessuno può dare garanzie ora. Quello che voglio dire è che, francamente , circa la metà della Coalizione siriana si oppone ad andare a Ginevra. I paesi arabi li stanno spingendo per andare a Ginevra.

Inoltre per quanto riguarda la fornitura di armi ai due fronti contrapposti, il Segretario generale della Lega araba afferma che: «Alcuni paesi arabi pensano che sia loro dovere aiutare l’opposizione militarmente. Sanno, allo stesso tempo, che un sacco di aiuti militari viene da Russia e Iran (…) che ha di cambiare questa politica. E se si vuole dire che alcuni dovrebbero smettere di armare l’opposizione, o il regime, allora deve essere un divieto da applicare a entrambe le parti. Penso che non ci sarà un accordo su questo punto nella riunione di Ginevra (…) un gran numero di paesi, compresi gli Stati Uniti, vogliono che ci sia un cambiamento. Ma allo stesso tempo, non vogliono assistere al collasso dello stato. Questa è l’ idea alla base della riunione di Ginevra e della formazione di un governo di transizione: evitare il collasso dello Stato».