SIRIA. ISIS condanna l’attacco USA su Shayrat

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Molto clamore social attorno al discorso tradotto in lingua inglese del portavoce di ISIS. Discorso tradotto anche in indonesiano e altre lingue dello Sham. Per quanto concerne l’attacco USA alla base militare aerea di Shayrat ISIS ha avuto una posizione molto dura.

Definendo l’operazione una montatura e una ipocrisia nelle ipocrisie e questo è stato in generale il filo conduttore dei commenti anche di musulmani non ISIS intervenuti via Social. I jihadisti della rete affermano che l’America non è migliore di Assad in quanto sta usando l’uranio impoverito in Siria dal 2014. E questo ha garantito a Assad la sopravvivenza.

E che oggi dicano che per i fatti di Khan Sheikhoun siano intenzionati a intervenire maggiormente, non ha convinto il mondo musulmano, figuriamoci quello di ISIS. Daesh ha detto in tutti i modi che gli americani stanno usando gas tossici su Raqqa, americani aiutati dalla coalizione del mondo arabo. Un post asserisce: «I bombardamenti della coalizione araba-occidentali lanciati dalle basi arabe hanno sparato materiale tossico, soprattutto dalla Turchia, i B52 US hanno lanciato proiettili all’uranio impoverito su al Raqqa, Deir ez Zor e Albu Kamal». 

Si parla dei fatti di Homs come una dimostrazione di potere tra Russia e Stati Uniti, e l’augurio e che questi due nemici potessero distruggere l’un l’altro. Altri hanno definito il lancio dei missili da crociera come uno spettacolo di Trump. Un altro ha scritto in riferimento ai ribelli: «Solo gli idioti pensano che bombardare con l’uranio impoverito li salvi da chi bombarda con il sarin». E nonostante le prime dichiarazioni di Lavrov e dei russi che consideravano l’attacco USA come una aggressione contro la sovranità dello Stato per ISIS si tratta solo di un modo per mercanteggiare il territorio siriano: «Questo attacco americano, come previsto, è solo uno spettacolo serve per mostrare chi è più forte».

Tra le raccomandazioni dei jihadisti di ISIS quello di ricordare quanto gli americani hanno fatto a Fallujah. Inutile riflettere sui 59 Tomahawk sparati contro base siriana, gli americani sono e rimangono nemici dei musulmani.

Due i dati essenziali che si possono trarre dalla situazione odierna in Iraq che riguardano il forno di Mosul e le battaglie che si stanno sviluppando nell’area di Diyala.

Partendo da Mosul, possiamo dire che ISIS ha mantenuto le posizioni che aveva nella zona ovest della città e nel lato destro della città. Il susseguirsi delle azioni istishhadi, lo sniping intenso e l’esplosione delle case trappolate all’entrata della truppe sciite e dei regolari iracheni lasciano intendere una maggiore pressione delle forze alleate nell’area. 

Per quanto riguarda le operazioni nell’area di Diyala, gli eventi odierni proseguono nella direttiva  geopolitica che lo Stato Islamico sta mettendo in pratica: ISIS si sta creando un corridoio verso il territorio della Repubblica Islamico d’Iran, per portare guerra in casa sciita esattamente come Teheran lo ha fatto in precedenza con loro e utilizzando delle basi logistiche e l’insorgenza sunnita già presente nel paese.

Giornata decisamente manipolata dai post sull’attacco americano alla base siriana di Shayrat di Homs. Le prime notizie in merito all’attacco sui social sono arrivate alle 03.50 di notte. La notizia in breve ha fatto il giro della rete, immediatamente sono arrivate le foto via satellite di come la base era prima dell’attacco USA. Una cosa non usuale, perché di solito vengono messe on line come termine di paragone solo dopo raid avvenuto.

Tra le riflessioni dei jihadisti della rete: come mai il sistema anti missile S-400 non era in funzione? Durante la giornata si apprende che i corpi ritrovati nella base, senza vita sono 6. Tra di loro un generale dell’aviazione di Assad. Ingenti i danni ai veicoli siriani, sembra che 14 jets siano stati distrutti. In report inserite le foto che mostrano da satellite i danni riportato dalla base aerea. La Russia alle 20:00 di ieri sera ha annunciato la chiusura di tutti i canali di comunicazione sui radi aerei in Siria a partire dall’8 aprile. Questa situazione facilita ISIS che ha intenzione di attaccare l’Iran dall’Iraq e destabilizzare portando la guerra civile anche lì. La Turchia in Siria sembra invece avere avuto il suo contentino perché si è ritirata in buon ordine.

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