SIRIA. Erdogan vuole rimpatriare tre milioni di rifugiati siriani

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Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto il 18 settembre 2019 che fino a tre milioni di rifugiati siriani potrebbero essere rimpatriati in una “zona sicura” che sta cercando di stabilire nel nord della Siria.

La Turchia ospita più di 3,6 milioni di profughi siriani, il numero più alto del mondo, il che porta a segni di una reazione pubblica per la loro presenza dopo otto lunghi anni di guerra nel suo vicino di casa a sud.

Lavorando con gli Stati Uniti, le forze turche stanno cercando di sgombrare una parte della Siria settentrionale per facilitare il ritorno dei rifugiati, riporta Afp. In caso di successo, «saremo in grado di ospitare, a seconda della profondità della zona di sicurezza, tra i due e tre milioni di rifugiati siriani che si trovano attualmente in Turchia e in Europa», ha detto Erdogan in un discorso televisivo. Erdogan ha detto prima di prevedere che il “corridoio di pace” si estenda attraverso la Siria settentrionale fino a Deir ez-Zor e Raqqa, cosa che, secondo lui, permetterà il ritorno di oltre tre milioni di persone.

Ha chiesto «un sostegno molto maggiore» da parte dell’Europa nella realizzazione del piano. Erdogan aveva incontrato ad Ankara i suoi omologhi di Russia, e Iran per parlare proprio sul tema della Siria, sulla rotta comune da seguire per uscire dalla crisi militare e politica nonché il ruolo che i tre paesi dovranno interpretare una volta conclusosi il conflitto. 

Il presidente russo Vladimir Putin aveva ribadito il suo interessamento per la creazione del Comitato costituzionale siriano, dicendo che i lavori di negoziazione sono quasi completati. Inoltre Putin ha ribadito il suo supporto militare all’esercito siriano – SAA nella campagna che lo dovrebbe condurre alla riconquista di Idlib.

In antitesi con le dichiarazioni del presidente russo, a lavori conclusi, sono arrivati i commenti della Commissione per i negoziati del governo di Damasco, la quale ha fatto presente che non acconsentirà alla stesura di una Carta costituzionale per il paese prima della riconquista di Idlib. 

Il presidente turco Recep Erdogan ha reiterato il suo sostegno agli accordi di Astana e si aspettava una soluzione che tendesse all’unità politica e territoriale della Siria. Nella questione delle milizie curde, Erdogan ha chiesto di non sostenerle in quanto si tratta, a suo vedere, di organizzazioni terroristiche che risultano bene accette solo perché a loro volta combattono Daesh. 

In un clima di insicurezza nell’area di confine fra Turchia e Kurdistan siriano, Erdogan ribadisce la necessità di una “Safe Zone”, area cuscinetto per riportare i rifugiati siriani ora in Turchia sul suolo siriano. Erdogan naturalmente la giustifica come unica soluzione per contrastare il controllo curdo sul nord-est siriano che è fonte di disunione nel contesto di una Siria territorialmente unitaria. 

Infine, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha sostenuto di voler giungere ad una soluzione politica in Siria e ritiene che i siriani debbano poter tornare nel loro paese. In chiave anti-americana, Rouhani ha sostenuto Erdogan sullo status di terroristi per le milizie curde, infatti, dichiara che gli USA supportando loro sostengono il terrorismo. 

L’incontro di Ankara si è quindi concluso con un richiamo unanime all’unità territoriale della Siria ed il riconoscimento della supremazia politica del governo di Damasco.

Lucia Giannini