SIRIA. Dense nubi si addensano sul Comitato Costituzionale

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Il dialogo politico tra governo di Damasco e Opposizione si è aperto nel quadro del Comitato costituzionale siriano di Ginevra.

L’inviato delle Nazioni Unite in Siria, Geir Pedersen, ha presentato, nei giorni scorsi, la squadra di 49 membri: lui stesso è il 50esimo, che raccoglie soggetti della società civile siriana ed è stata selezionata dall’Onu.

Le reazioni internazionali e dei diversi attori presenti e operativi sul territorio siriano non sono mancate. Gli Usa ritengono che sul fronte della conciliazione fra opposizioni e governo di Damasco si sia giunti ad un buon punto: il Dipartimento di stato ha sostenuto che il Comitato costituzionale ha già ottenuto una grande vittoria mettendo sotto pressione sia il governo di Damasco sia la Russia.

Le cose non sono però esattamente da porre in questi termini. Va vagliata la posizione delle cosiddette correnti di Mosca/Cairo, in quota all’Opposizione, presenti nel Comitato costituzionale che sembrano intente ad aggiungere voti più per il governo che per la loro fazione.

Insomma gli equilibri del Comitato costituzionale al momento sono totalmente opposti alla narrativa americana; un fatto, questo, che è stato anche palesato dall’inviato delle Nazioni Unite in Siria, Geir Pedersen, il quale, in qualità di co-presidente del Comitato, ha ammesso vi siano acuti profili di divergenza nel Comitato costituzionale fra le fazioni e che “spera” in un cambio di vedute quando tornerà a presiedere il Comitato il prossimo 25 novembre, sempre a Ginevra.

Il Comitato ha aperto intanto una serie di discussioni menzionando la questione dei bombardamenti ad Idlib. Da due settimane, con particolare enfasi a seguito della firma del memorandum di Sochi, l’aviazione russa ha ripreso i bombardamenti a tappeto sulla linea del fronte a sud di Idlib mentre da giorni ha aperto una nuova linea di fuoco a nord di Idlib ed ovest di Aleppo. La questione della sovranità di Idlib dovrebbe essere relativamente ininfluente sulle delibere del Comitato costituzionale in quanto i ribelli di Idlib, confluiti nel Governo di salvezza nazionale, sono separati dalle opposizioni siriane e, sia loro che Ha’yat Tahrir Al Sham – Hts, hanno preventivamente disconosciuto l’autorità del Comitato a Ginevra; peraltro è difficile immaginare che il governo di Damasco si sarebbe seduto al tavolo delle trattative con le opposizioni se la questione di Idlib fosse stata oggetto di rivendicazioni da parte del Comitato per le negoziazioni. Per fugare ogni dubbio sia il presidente Bashar Al Assad sia il ministro degli Affari esteri Walid Muallem avevano dichiarato che la battaglia per il controllo di Idlib sarebbe continuata anche durante i lavori del Comitato costituzionale.

Ciononostante si è aperta la discussione proprio sui Idlib.

Certamente connesse con le opposizioni e la questione di Idlib sono le problematiche degli sfollati siriani rifugiatisi nel nord della Siria, sotto il controllo delle milizie filo-turche e del governo ad interim, nonché i rapporti fra i principali sostenitori delle istanze contro il governo di Damasco, ossia i turchi, che nel contempo finanziano ed armano Hts.

La stampa locale siriana però sta ravvisando, anche imbeccata da alcuni articoli di Al Jazeera, che il Comitato costituzionale è sostanzialmente sbilanciato a favore delle istanze russe.

Occorre sottolineare la presenza, in seno alle opposizioni, di “correnti” filo-russe e filo-egiziane aveva già iniziato a dare grattacapi mostrando la sfaldatura insita nel terzo del Comitato che dovrebbe sostenere la riscrittura della Costituzione del 2012.

Fra i 50 membri che le opposizioni hanno portato a Ginevra si sono delineati infatti ulteriori frazionamenti interni che non sono allineati con le istanze del Comitato per le negoziazioni, presieduto da Naser Al Hariri a Ginevra, e con la corrente maggioritaria della Coalizione nazionale per i rivoluzionari siriani e le opposizioni.

Infatti si sono distinte tre correnti “laterali” che vengono definite di Mosca, del Cairo e di Riyadh con almeno 3 rappresentanti ciascuno che evidentemente favoriscono poteri stranieri non convergenti con l’opposizione siriana principalmente filo-turca. La fazione filo-egiziana è composta da Jihad Makdisi (portavoce della corrente del Cairo), Anwar Al Musharraf e Jamal Suleiman (che siede nel piccolo Consiglio in quota alle opposizioni). Per la fazione pro-Mosca troviamo Alaa Arafat, Munther Hamza e Kadri Jamil, quest’ultimo è un sostenitore della linea del “cambiamento dall’interno” cioè dell’approvazione di riforme nel contesto dell’apparato istituzionale offerto da Damasco. Munther Hamza si è distinto invece per dichiarazioni estremamente filo-russe definendo Mosca la “pietra d’angolo” per la soluzione della crisi in Siria.

A questo punto è molto probabile che la fazione governativa non permetterà al Comitato di intavolare discussioni ulteriori su Idlib ma, qualora risultasse inevitabile sviarle, potrà contare su membri “più interessati ai loro interessi personali” che alle ragioni della rivoluzione siriana. Nell’ottica della strategia di ostruzionismo che il governo intende mettere in campo a Ginevra dilungarsi in discussioni su Idlib potrebbe anche risultare vantaggioso per Damasco. Le opposizioni insomma soffrono, come prevedibile, la mancanza di una vera linea comune d’azione.

Redazione