SIRIA. Ankara vuole abolire i confini di Sevres e ISIS fa le statistiche

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Le unità CCT, ISIS Cyber Warfare, continuano ad attaccare il web: sta toccando adesso a siti che vendono on line. È tempo di statistiche ed ecco che su un campione di 761 utenti dei gruppi jihadisti, si è svolta una ricerca centrata su chi veramente stia combattendo in nome e per conto di Allah; otteniamo la vittoria dello Stato Islamico: ISIS riceve il 52% dei voti; il 35%Tahrir al Sham; solo il 9 % il FSA.
La penetrazione nell’area centroafricana passa anche su una buona informazione ed ecco che ISIS ha pubblicato un testo in lingua Swahili sugli eventi da Palmira; la lingua in cui è composto il testo è parlata nella zona dei grandi Laghi. Si nota, a riguardo, un ampliamento dei canali telegram che si occupano di fare comunicazione per il West Africa.
Il comitato per la Sharia ha varato il calendario del mese di Shaban ed è regolarmente uscito il Bollettino del mattino ed An Naba numero 78, il diffuso settimanale di ISIS, utilizzato per la diffusione delle infografiche inserite al suo interno. Probabile prossima uscita di Ar Rumiyah, è stata infatti messa on line la classifica dei video più visti; su questo numero dovrebbero essere svelati i dettagli sugli attentati in Europa.
Sono due gli eventi importanti degli scorsi giorni: l’attacco israeliano contro i siriani e hezbollah e l’assedio turco contro YPG e SDF, il tutto a Damasco, città dove Assad “conservava” armi, e ad Aleppo, dove i turchi hanno intenzione di issare la loro bandiera.
È parso strano questo attacco quasi simultaneo compiuto da due entità statuali che come tratto comune hanno in questo momento l’autoconservazione e la sconfitta di ISIS. Se i primi per restare presenti nelle scena mediorientale, come oramai tratto caratteristico della loro storia; i secondi per allargare i confini turchi, andando a abolire e sciogliere limiti e confini imposti dal Trattato di Sevres dell’agosto 1920 al defunto impero ottomano.
Nacque così la mappa dell’attuale area, da noi conosciuta oggi come MENA. A voler guardare i fatti in retrospettiva si tratta di un obiettivo molto simile a quello perseguito dal Califfato Daesh.
Una Turchia presidenziale con una forte presenza nei vecchi wilayat ottomani e in aree storicamente a lei legate darebbero alla rinnovata “Sublime Porta” di Ankara una “proiezione” diversa rispetto agli attuali confini anatolici che l’hanno relegata a essere bastione NATO in funzione antisovietica fino al termine della Guerra Fredda.
Redazione
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