SALUTE. Scoperta l’ibernazione sicura per viaggiare nello spazio

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Uno degli aspetti più affascinanti dei romanzi di fantascienza è sempre stata l’ibernazione con cui affrontare i viaggi tra le stelle. 

A quanto pare, forse si cominciano a fare i primi passi verso questa direzione alla luce delle esigenze di “conquista del spazio” che diverse potenze globali hanno lanciato

Un gruppo di scienziati hanno scoperto l’innesco nel cervello dei mammiferi che può indurre l’ibernazione. Secondo due diversi studi pubblicati sulla rivista Nature, gruppi di ricercatori dell’Università di Tsukuba in Giappone e della Harvard Medical School hanno identificato particolari neuroni nel cervello dei roditori che possono essere attivati artificialmente per spingere gli animali in uno stato di ibernazione, riporta The National Interest.

Conosciuti come neuroni Q, possono innescare riduzioni durature della temperatura corporea e del metabolismo, che è simile all’ibernazione. Questo stato naturale di sonno è stato indotto anche nei ratti, animali che di solito non vanno in ibernazione, secondo gli scienziati giapponesi. Dal momento che gli esseri umani possiedono un insieme simile di cellule cerebrali come i topi e ratti coinvolti in questo particolare studio, in futuro potrebbe essere possibile indurre simili stati di ibernazione. 

Questi progressi nell’utilizzo dell’animazione sospesa potrebbero migliorare i tassi di recupero da interventi chirurgici e trapianti e rendere più sicuri i viaggi spaziali.

Nello studio americano, poi, gli scienziati hanno identificato alcune cellule cerebrali che sono in grado di controllare il torpore e hanno rivelato che la stimolazione di queste cellule cerebrali induce il torpore nei roditori come i topi, e bloccando queste cellule cerebrali si impedisce il torpore, una sorta di letargo. 

Alcuni animali vanno in letargo perché le scorte di cibo diventano scarse durante i mesi invernali. Andando in un lungo sonno profondo, questi animali sono in grado di saltare completamente questo periodo difficile e svegliarsi quando il cibo diventa più abbondante. 

Tra questi animali ci sono gli orsi, alcuni topi e pipistrelli, scoiattoli, marmotte e alcune specie di scoiattoli di terra, e altri.

Gli scienziati ritengono che un composto nel sangue noto come Hit (Hibernation Induction Trigger) permette a questi animali di sapere quando è il momento di prepararsi per l’ibernazione. La riduzione delle scorte di cibo, i giorni più brevi e le temperature più fredde sembrano tutti influenzare l’Hit. 

Durante l’ibernazione, la temperatura corporea di un animale precipita, e la sua respirazione e la frequenza cardiaca diminuiscono drasticamente. L’effetto può essere così estremo che, in alcuni casi, l’animale può apparire morto. Ed ecco quindi che si avvicinano i grandi viaggi nello spazio profondo “là dove nessun uomo è mai stato…”. 

Tommaso dal Passo