Violenza nel Sahara Occidentale

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MAROCCO – Rabat 09/12/2013. La polizia marocchina, il 9 dicembre, ha bloccato una manifestazione pacifica nel Sahara occidentale contro un accordo di pesca tra l’Ue e il Marocco riguardante le acque del territorio conteso.

A riportare il primo lancio il quotidiano libanese The Daily Star che cita una serie di testimoni oculari. Circa 50 dimostranti, molti dei quali donne, riunite nel centro di Laayoune con bandiere e scandendo slogan, sono stati violentemente affrontati dalla polizia che ha caricato ferendone molti, secondo Hamoud Iguilid dell’Associazione marocchina dei diritti umani. La protesta saharawi arriva prima della votazione del Parlamento Europeo il prossimo 10 dicembre  volta a ratificare un nuovo accordo quadriennale di pesca con il Marocco, che permetterebbe più di 120 pescherecci comunitari, per la maggior parte spagnoli, di entrare nelle acque del Morocco e del Sahara occidentale. Il Parlamento europeo ha rifiutato di estendere l’accordo precedente, nel dicembre 2011, dicendo che non copriva sufficientemente gli interessi del popolo del Sahara occidentale che il Marocco ha annesso nel 1975, annessione non riconosciuta dalla comunità internazionale. Lo sfruttamento marocchino delle risorse naturali del territorio, in particolare delle sue riserve di fosfato, è una questione fondamentale nella disputa con il Fronte Polisario, che ha combattuto per l’indipendenza del Sahara Occidentale fino al cessate il fuoco mediato dall’ONU nel 1991. Se ratificato, il nuovo accordo comporterebbe che il Marocco riceva 40 milioni di euro di aiuti finanziari ogni anno per 4 anni.L’Ue dovrebbe pagare16 milioni di euro di risarcimento per l’accesso alle sue acque e altri 14 milioni per sostenere il settore della pesca del paese, mentre gli armatori europei dovrebbero pagarne 10 milioni. Rabat ha promesso di investire pesantemente nel Sahara occidentale, per promuovere lo sviluppo e creare posti di lavoro. Ma il governo centrale è sempre più oggetto di critiche per le violazioni dei diritti umani nel territorio conteso, considerato pienamente marocchino, e in cui le proteste separatiste non sono tollerate.