Ста́рший Бра́т

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ITALIA – Roma 13/05/2014. Nell’analisi dello scenario ucraino e delle sue ripercussioni russe, occorre tenere ben presente il ruolo giocato dai media russi nella questione.

Alla fine di aprile, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato assegnato un premio speciale a 300 membri dell’universo mediatico russo. L’ Ordine al Merito per la Patria è andato ai giornalisti che hanno mostrato «alta professionalità e obiettività nella diffusione degli eventi inerenti la Repubblica di Crimea», si legge nel decreto. Sulle colonne di Izvestia, giornale controllato dallo Stato, scrittore Alexander Prokhanov ha annunciato con toni esaltati l’annessione della Crimea: «Lo Stato per il popolo russo la seconda religione».
Si tratta di espressioni estreme sì, ma che rientrano in un quadro generale simile. I principali media russi sono per lo più di proprietà diretta o indiretta dello Stato. Qualunque siano le motivazioni che stanno dividendo i filo russi dalle forze lealiste di Kiev, i media russi dipingono i combattimenti come la lotta tra il bene contro il male, tra le forze oscure del fascismo e quelle di una Russia assediata; si tratta di una narrazione che giustifica facilmente l’uso della forza militare. I nazisti vengono retoricamente e regolarmente invocati per giustificare le azioni militari di Mosca: sembra che si sia tornati indietro al 1941; secondo i media statali, i fascisti minacciano di conquistare non solo l’Ucraina, ma anche la Russia. Politici e esperti russi sottolineano la violenza come prova dell’ascesa del fascismo nel paese vicino, anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov ha definito gli episodi di violenza in Ucraina come «tipici del fascismo» e che la Russia ha il «dovere di non permettere che il fascismo di diffonda in tutta Europa e nel mondo».
La statale RT (Russia Today) ha accennato a “forze sconosciute” che hanno iniziato la fase della violenza in Ucraina. Sergei Naryshkin , presidente della Duma, ha definito il drammatico episodio di Odessa un atto di «genocidio» sistematico, dimenticando che la violenza in questione tutto è stata fuorché sistematica, altrimenti avremmo, oggi, fosse comuni piene di gente di lingua russa sul modello balcanico.
Inoltre, nell’equazione Ucraina, occorre ricordare che la lingua russa è parte integrante della società ucraina: dominante nei media e degli affari, parlata dai funzionari governativi, tra cui i membri degli attuali governo, ed è la lingua più comune, tra l’altro, degli utenti Internet ucraini.
Viene fornita una lettura degli eventi tesa a dimostrare che la Russia sia sotto attacco: secondo Naryshkin, i filo-russi sono «attivisti per la federazione» e le loro azioni armate sono «manifestazioni pro-federazione», mentre la nuova leadership ucraina è fatta da «avventurieri politici» e così via. La denuncia del fascismo e della destra in Ucraina cozza con una serie di scelte editoriali “imposte” dalla necessità di trovare sponda nell’Europa occidentale: la statale Channel One e la Komsomolskaya Pravda hanno pubblicato una serie di interviste della leader di destra francese Marine Le Pen, che ha elogiato l’invasione russa della Crimea. Sugli stessi media, ricorre spesso il teorico russo di destra Alexander Dugin. Una delle idee principali di Dugin è che la Russia dovrebbe creare un esteso, autoritario impero eurasiatico per contrastare l’impero “marittimo” degli Stati Uniti, un po’ come Sparta e Atene. Questa nuova Russia sarà «storicamente, religiosamente, culturalmente, etnicamente, linguisticamente parte del nostro mondo eurasiatico slavo e ortodosso», ha detto Dugin alla Komsomolskaya Pravda.
Secondo la sua visione del mondo, l’identità della Russia si basa su valori morali presenti nel sangue e del suolo, in contrasto con la mancanza di radici e con il cosmopolitismo dell’Occidente. In quest’ottica, l’Unione europea è una cospirazione dei liberali e dei gay filo-americani, equivalente al fascismo del Novecento. L’apparato mediatico di Mosca ha incoraggiato e incoraggia la diffusione di questa visione. Il concetto di una stampa libera ha dei limiti in Oriente e il Cremlino ha impiega una varietà di tattiche per riportare i giornalisti riottosi all’ovile della vulgata.
Un metodo diffuso di controllo è l’acquisizione della società ostile da parte di gruppi o entità vicine al governo: è il caso di VKontakte e del suo fondatore Pavel Durov. Vk è il popolare social media russo è il Facebbok d'”oltrecortina”. Dopo le pressioni dell’Fsb e l’acquisizione forzata Vk oggi appartiene ad Alisher Usmanov e a Igor Sechin, assai vicini al presidente russo. Più della metà dei giornali e la maggior parte delle stazioni televisive del paese sono di proprietà o sono gestite direttamente dal governo o da una società con stretti legami nei palazzi del potere.
Come Gazprom – Media, la branca dedicata all’entertainment del gigante energetico russo, è proprietaria di nove stazioni radio, cinque stazioni televisive, del sito di video sharing RuTube (omologo di YouTube), di case editrici e di una serie di studi cinematografici.
Mosca, poi, utilizza anche la carta della difesa legale: il Cremlino passa storie e informazioni alle agenzie che seguono le regole e seppellisce le agenzie di stampa non omologate con una valanga di cause per diffamazione e indagini fiscali. Il sito Lenta.ru, popolarissimo sito d’informazione russo, ha licenziato il suo direttore responsabile, Galina Timchenko, a marzo dopo che aveva pubblicato un’intervista con un membro del partito nazionalista ucraino. Lenta.ru è di proprietà della Rambler Media Group, a sua volta parte della Prof-Media, branca mediatica del gruppo Interros dell’oligarca russo Vladimir Potanin. Potanin, uomo che secondo Forbes vale 14,3 miliardi di dollari, ha venduto la Prof-Media alla Gazprom e Potanin è uno dei miliardari russi che ha aiutato il governo a finanziare le olimpiadi di Sochi. Segue il caso di TV Rain. Tvr era l’ ultima stazione indipendente di notizie di sinistra in Russia che ancora criticava Putin; il canale ha perso il contratto di locazione della sua sede e la distribuzione via cavo.
Il controllo del governo di Putin arriva anche su internet. Putin ha da poco firmato una legge che impone ai blogger con più di 3.000 lettori abituali di registrarsi presso clienti governativi, in pratica presso gli uffici del Fsb. Questo processo di registrazione comporta la divulgazione dei nomi reali dei blogger, dei nickname loro associati e impone ai dichiaranti di assumersi la responsabilità legale dell’esattezza di ciò che pubblicano.
Ogni motore di ricerca o società di hosting che ospita i blog deve tenere un registro del materiale pubblicato su un server posto sul territorio russo; il registro deve essere conservato per sei mesi.