RUSSIA. Propulsione nucleare per la corsa al Polo Nord

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L’Arktika, il nuovo rompighiaccio a propulsione nucleare della Russia, sostenuto dal Cremlino come il più grande e potente del suo genere al mondo, è salpato per il suo viaggio inaugurale nell’Artico; si tratta dell’ultimo sforzo della Federazione Russa Paese per sfruttare il potenziale commerciale della regione artica.

La nave è partita da San Pietroburgo il 22 settembre e dovrebbe arrivare al porto artico di Murmansk tra due settimane. Altre due navi simili, gli Urali e la Sibir, sono in costruzione.

La nave, soprannominata da Greenpeace “Titanic nucleare”, si estende per oltre 173 metri di lunghezza, misura 15 metri di altezza e può rompere il ghiaccio fino a 3 metri di spessore. Mosca ha intensificato la costruzione di rompighiaccio nel tentativo di incrementare il traffico merci lungo la costa artica della Russia, rendendo il passaggio tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico navigabile tutto l’anno.

«La creazione di una moderna flotta di rompighiaccio nucleare in grado di garantire una navigazione regolare tutto l’anno e sicura attraverso l’intera rotta del Mare del Nord è un compito strategico per il nostro Paese», ha dichiarato Vyacheslav Ruksha, capo della Direzione della rotta del Mare del Nord di Rosatom, in un comunicato, ripreso a Rferl.

Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la flotta artica del Paese opererà almeno 13 rompighiaccio pesanti, la maggior parte dei quali alimentati da reattori nucleari. L’Artico possiede enormi riserve di petrolio e di gas che sono state prelevate dalla Russia e da altri paesi, tra cui gli Stati Uniti, il Canada e la Norvegia.

L’espansione artica ha con sé ramificazioni finanziarie e geopolitiche: l’Artico avrebbe più riserve di idrocarburi dell’Arabia Saudita e Mosca sta piantando lì sua bandiera. Sotto la presidenza di Vladimir Putin, Mosca si è affrettata a riaprire le basi militari sovietiche, basi e radar abbandonati sulle isole artiche sono stati riattivati e ne sono stati costruiti di nuovi per poter richiedere nuove regione della zona artica.

L’Artico avrebbe riserve di petrolio e di gas pari a 412 miliardi di barili di petrolio, circa il 22 per cento del petrolio ancora da scoprire del mondo e del gas. I bassi prezzi del petrolio e le sanzioni occidentali hanno costretto Mosca a muoversi diversamente nel lungo periodo.

Anna Lotti