RUSSIA. La calamita anti-occidentale delle esercitazioni militari

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Grandi esercitazioni militari con la Cina e altri alleati in mezzo a nuove tensioni con l’Occidente hanno fatto della Russia il magnete degli scontenti delle politiche occidentali.

La più grande esercitazione Kavkaz-2020, si è tenuta nel sud della Russia con esercitazioni terrestri e navali che hanno coinvolto 80.000 persone, tra cui più di 12.000 soldati. Cina, Iran e Myanmar vi hanno preso parte insieme all’Armenia. «Queste esercitazioni sono la principale prova annuale della disponibilità delle forze armate russe ad impegnarsi in un conflitto su larga scala», aveva detto l’analista militare russo Vasily Kashin, alla vigila di Kavkaz-2020, ripreso da Afp.

Secondo il ministero della Difesa, alle esercitazioni avrebbero partecipato fino a 250 carri armati e circa 450 veicoli da combattimento per la fanteria, oltre a sistemi di artiglieria e lanciarazzi. Le forze russe hanno testato i lanciafiamme pesanti TOS-2 che hanno sfilato per la prima volta nella Piazza Rossa di Mosca durante le celebrazioni del Giorno della Vittoria a giugno.

Putin ha, infatti, fatto del rilancio dell’esercito una delle priorità principali del suo dominio ventennale, riporta Spacewar. Dopo anni di abbandono post-sovietico, le forze armate hanno ricevuto nuovi aerei, carri armati e missili, hanno aperto nuove basi nell’Artico e hanno ripreso le pattuglie di bombardieri strategici in stile guerra fredda.

Negli ultimi anni Mosca ha organizzato frequenti esercitazioni militari su larga scala nel Caucaso, nel Baltico e nell’Artico. Nel 2018, la Russia ha tenuto quelle che ha definito le sue più grandi esercitazioni militari di sempre, con 300.000 soldati russi che si sono uniti ai soldati cinesi in una dimostrazione di forza condannata dalla Nato.

In parallelo a Kavkaz-2020, le esercitazioni congiunte russo-belorusse denominate Fratellanza slava si sono tenute a metà settembre e hanno visto interessate più di 900 soldati russe. Le esercitazioni sono state lanciate vicino alla città sud-occidentale della Bielorussia, Brest, al confine con la Polonia.

Lukashenko aveva accusato la Polonia e gli Stati baltici di essersi coordinati con l’opposizione che lo attaccava e aveva affermato che i Paesi occidentali vedono la Bielorussia come un “trampolino di lancio” per attaccare la Russia.

«Putin ed io siamo della stessa opinione: qui ci danno la caccia per poter poi andare verso la Russia», ha detto Lukashenko in agosto. Dal 12 ottobre, la Bielorussia ospita le esercitazioni dei sei stati membri del Csto, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, Nerushimoye Bratstvo, cioè Fratellanza Indistruttibile 2020.

Diversi Paesi si sono ritirati dalle esercitazioni militari con la Russia quest’anno, con Nuova Delhi che cita la pandemia del coronavirus, ma gli osservatori indicano i suoi contrasti con la Cina. L’alleata di Mosca, la Serbia, ha abbandonato le esercitazioni in Bielorussia dopo quella che Belgrado ha definito “grande e immeritata pressione” da parte dell’Ue.

La Russia insiste sul fatto che lo scopo delle sue esercitazioni “puramente difensive” è quello di allontanare un nemico teorico, ma le vede come un’opportunità per mostrare la sua abilità militare. Mosca sta effettuando una costosa revisione dei militari del Paese e ha testato una serie di nuove aggiunte al suo arsenale in Siria da quando è entrata in conflitto nel 2015.

Rispetto al 2016, quando si sono svolte le precedenti esercitazioni nel Caucaso, la Russia ha aggiunto più droni e artiglieria alle sue forze armate, oltre a caccia e sistemi di difesa aerea come l’S-400, oltre alle armi ipersoniche.

Anna Lotti