RUSSIA. Gazprom rigetta l’arbitrato e sceglie il tribunale svedese

189

Gazprom non accetta la decisione arbitrale di Stoccolma, che l’ha vista vincere e quindi in diritto di recuperare da Naftogaz 1,7 miliardi di dollari, perché il debito è più grande di 1,7 miliardi di dollari. Lo ha annunciato il presidente del consiglio di amministrazione della società russa Aleksey Miller dopo l’assemblea annuale, ripreso da Ria Novosti. «È stata una decisione provvisoria dell’arbitrato di Stoccolma, non è definitiva, è una decisione provvisoria sulla valutazione economica preliminare, in conformità con la decisione preliminare dell’arbitrato di Stoccolma (…) il debito di Naftogaz Ucraina a favore di Gazprom  è maggiore della somma di 1,7 miliardi di dollari».

Miller ha osservato che l’arbitrato non ha tenuto in considerazione molti argomenti presentati dalla parte. Pertanto, Gazprom ha deciso di impugnare la decisione dell’arbitrato di Stoccolma e di appellarsi alla corte svedese.

Alla fine di maggio, come si ricorderà, il tribunale arbitrale di Stoccolma aveva emesso una risoluzione provvisoria per la disputa tra “Gazprom” e “Naftogaz” per il contratto sulle forniture di gas all’Ucraina. Il testo della decisione non è ancora stato reso pubblico, ma la parte ucraina ha dichiarato che il giudice le aveva concesso i requisiti di base: annullato le condizioni contrattuali “take or pay” e il divieto di riesportazioni, e ha deciso di rivedere la formula del prezzo a partire dal 2014. Gazprom ha dichiarato che l’equilibrio nella decisione è positivo per la società russa, e ha negato la cancellazione del tribunale della regola del take or pay.

La maggior parte delle denunce della società russa contro Naftogaz fa riferimento a delle multe per pagamenti arretrati di gas sotto la regola contrattuale “take or pay”, le richieste di Naftogaz a Gazprom sulla variazioni dei prezzi, sui rimborsi di pagamenti sull’eccesso di prezzo del carburante e sulle tariffe di transito e la revoca del divieto di rivendita di gas a terzi, principalmente l’Ue.

Graziella Giangiulio