RUSSIA. Postare un meme ti porta in carcere

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In Russia, oggi, si può andare in carcere per aver ripubblicato un meme su un social network. Il numero di condanne in questi casi è aumentato costantemente negli ultimi anni. L’anno scorso, riporta Japan Times, secondo Sova, ong che segue il radicalismo e le violazioni dei diritti umani in Russia, 658 persone sono state condannate per varie forme di discorso “estremista”, “insulto dei sentimenti dei credenti religiosi”, “incitamento all’odio”, “chiamate al terrorismo e al separatismo”, e altre 3.511 sono state multate per violazioni amministrative simili. Sono passati da 133 e 182 rispettivamente nel 2011, l’anno prima che Putin iniziasse il suo terzo mandato presidenziale.

Circa il 90 per cento dei casi, contro il 10 per cento circa del 2007, riguarda il discorso su Internet. La stragrande maggioranza di questi, a sua volta, riguarda i messaggi sui social network – o, per la precisione, un social network: Vkontakte. A luglio, il 68% degli utenti internet russi erano su Vkontakte; Facebook ne ha circa la metà.

Vkontakte, secondo Sova, obbedisce alle richieste delle forze dell’ordine russe e consegna loro le informazioni richieste; inoltre è popolare con i giovani russi, che costituiscono la maggior parte dei condannati. Nella prima metà del 2018, tuttavia, il numero di casi di discorsi di odio consegnati dalla polizia ai tribunali è notevolmente diminuito, ed è possibile che la crescita delle condanne si sia fermata. Per il giornale nipponico non si tratta di una confidenza ma di un freno imposto dall’alto.

Mail.ru Group, ente proprietario di Vkontakte, si è reso conto che questi casi stavano dando alla sue rete una cattiva nomea. Ad agosto, ha permesso ai proprietari di rendere i loro account completamente privati e non ricercabili. Il gigante tecnologico russo ha anche chiesto alla Corte Suprema di Mosca di riconsiderare le pratiche giudiziarie nei casi di “estremismo” e al parlamento di concedere l’amnistia ai condannati. 

Questo mese, la Corte Suprema dovrebbe dare nuove istruzioni ai giudici nei casi di “estremismo”, dicendo loro che un social network non è di per sé una prova dell’intenzione di incitare all’odio, e che la dimensione dell’audience di un account dovrebbe essere considerata prima che il suo proprietario sia condannato. Un disegno di legge che depenalizza le accuse si sta facendo strada in Parlamento; è sostenuto dal ministero delle Comunicazioni, e lo stesso Putin ha ordinato un’analisi dei casi.

Graziella Giangiulio